martedì, Aprile 16, 2024
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La Lucentezza di Jeff Koons

La mostra SHINE a Palazzo Strozzi di Firenze

di Fabio Valerini

Jeff Koons dalla metà degli anni settanta del secolo scorso è un protagonista della scena dell’arte contemporanea internazionale.

Sin dal titolo scelto per la mostra – « Shine » – e dall’opera che accoglie il visitatore nel cortile di Palazzo Strozzi – il celeberrimo Balloon Monkey (Blue) – emerge l’originale chiave di lettura della quarantennale attività di Koons proposta da Arturo Galansino e Joachim Pissarro.

È la prima mostra focalizzata sulla lucentezza che è una caratteristica fondamentale dell’opera di Koons e che viene intesa come gioco di ambiguità tra splendore e bagliore, tra essere e apparire.

«Per la prima volta» -– dichiara Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra – «si indaga un aspetto unico e caratteristico dell’arte di Koons, quello legato alla riflettenza e alla luce. Lo “Shine”, termine che dà il titolo alla esposizione, è il principio chiave delle sculture e dei dipinti esposti all’interno della severa architettura quattrocentesca di Palazzo Strozzi, in un dialogo essenziale tra le forme platoniche delle opere e la regola aurea di un contenitore perfetto. Realizzare a Firenze una delle più importanti mostre di Jeff Koons significa pensare alla città come a una moderna capitale culturale, in grado di partecipare in modo attivo all’avanguardia artistica del nostro tempo».

Ma la lucentezza delle opere di Koons punta anche a coinvolgere il pubblico che si specchia nell’opera e, quindi, partecipandovi essendone coinvolto.

Lo stesso Koons – in una dichiarazione riportata da Hans Werner Holzwarth (Taschen, 2016) – riguardo alle sfere di vetro riflettenti dice che sono «un simbolo di tutto il possibile: dall’idea di forma ideale, dello sguardo dello spettatore, del readymade e della conoscenza umana. Un punto di vista platonico su ideali puri, pensieri e forme».

«Jeff Koons insiste spesso sulla dimensione umana del suo ruolo di artista.» – afferma Joachim Pissarro, curatore della mostra – «In effetti, è corretto dire che il lavoro di Koons colpisce e influenza l’umanità, noi tutti, nella diversità di ciascuno. C’è qualcosa di immediatamente coinvolgente nel lavoro di Jeff Koons, qualcosa che parla al nostro cuore in profondità. Tuttavia, la sua opera è tutt’altro che facile. Il suo impatto è diretto e potente, ma i livelli di significato, le complessità e la ricchezza del suo lavoro sono inesauribili. La possibilità di vedere oggi la sua opera a Firenze è estremamente importante: entra profondamente in risonanza con la tradizione del Rinascimento e ci procura un’intensa gioia e un appagamento estetico. Questo è il mistero di Jeff Koons».

C’è tempo fino alla fine di gennaio per approfittare della mostra che si propone come uno dei maggiori eventi d’arte contemporanea in Italia e come un segnale forte della ripartenza culturale del paese dopo la pandemia.

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