venerdì, Aprile 19, 2024
spot_img
HomeArte e CulturaI sentieri di gloria non conducono che alla tomba

I sentieri di gloria non conducono che alla tomba

di Andrea Lucrezia Locuratolo

“Paths of glory lead not but the grave”

Thomas Gray.

“I sentieri di gloria non conducono che alla tomba”, così scrisse Thomas Gray in un verso della sua “Elegia in un cimitero campestre”, mettendo in evidenza l’assurdità e l’ipocrisia della guerra, che per l’appunto sarà il tema che affronteremo oggi, facendo però riferimento al mondo del cinema, in particolare prendendo in esame due film diretti da due mostri sacri della settima arte, ovvero Renoir e Kubrick. Come potete immaginare da questa breve introduzione ci allontaniamo decisamente dalla trattazione relativa al cinema contemporaneo, anche perché i due film che prenderò in esame sono l’uno del ’37 e l’altro del ’57, ma non fatevi spaventare dalla distanza cronologica che ci separa da questi due capolavori assoluti della storia del cinema, vi assicuro che sono molto più vicini a noi di quanto possiate pensare, soprattutto per il periodo storico che stiamo vivendo. I film di cui parlerò sono rispettivamente “La Grande Illusione” (1937) di Jean Renoir e “Orizzonti di Gloria” (1957) di Stanley Kubrick.

Esponiamo brevemente le rispettive trame, partendo da “La Grande Illusione”:

Prima guerra mondiale, un gruppo di soldati francesi sono fatti prigionieri da parte dei tedeschi. Durante il periodo nel campo di prigionia alcuni francesi, tra cui il tenente Marechal, il capitano de Boëldieu e Rosenthal, cercano di scavare un tunnel che avrebbe loro concesso di tornare in patria. Tuttavia quando il tunnel è ormai ultimato, questi vengono trasferiti in un altro campo di prigionia per far posto ad altri prigionieri, ai quali, ciononostante, i soldati francesi tentano di comunicare, senza successo, la presenza del tunnel da loro scavato. I prigionieri approdano alla fortezza di Wintesborn, al capo della quale c’è Rauffenstein, un nobile tedesco ferito gravemente in una missione aerea. Quest’ultimo instaura un rapporto d’amicizia con il capitano Boëldieu, con il quale condivide le ascendenze nobiliari e l’angoscia per la decadenza della nobiltà.

Proprio grazie all’aiuto di Boëldieu Rosenthal e Marechal riescono a scappare, mentre il nobile capitano francese muore in seguito ad un colpo di pistola inflittogli da Rauffenstein, il quale si rammarica con tutto il cuore per aver colpito il nobile amico, che in punto di morte non prova rancore per le azioni di Rauffenstein, avendo egli svolto il suo dovere. Dunque Marechal e Rosenthal riescono a fuggire dal campo di prigionia, ma in seguito ad una ferita riportata da Rosenthal, i due sono ospiti di una donna tedesca vedova di guerra, la quale instaura un bellissimo rapporto con Marechal, che tuttavia decide di partire dopo la guarigione del compagno. Al confine con la svizzera due soldati tedeschi lasciano passare i due francesi.

Proseguiamo raccontando anche la trama di “Orizzonti di Gloria”: 

Il film è basato sull’omonimo romanzo di Humphrey Cobb, che intitola la sua opera con il verso della poesia di Thomas Gray con cui ho iniziato questo articolo. Anche in questo caso la storia è ambientata durante la Prima Guerra Mondiale, sempre sul fronte francese. Al colonnello Dax viene affidato la missione suicida di prendere una postazione tedesca, detta “Il Formicaio.” Lui sa che questa richiesta è folle, ma gli viene imposta dal generale Mireau, suo superiore, il quale ha ricevuto la promessa da parte parte del generale Broulard che, qualora l’attacco fosse andato a buon fine, avrebbe ricevuto una promozione. Come era facile prevedere, i soldati di Dax falliscono l’impresa, tanto che il generale Mireau stizzito per insuccesso, e in cerca di una giustificazione, chiede di far bombardare gli uomini francesi che stavano fallendo l’attacco, ordine che però non viene eseguito. Successivamente al disastroso tentativo, il colonnello Dax viene convocato da Mireau e Broulard, i quali vogliono discutere di una pena esemplare da infliggere al reggimento responsabile della disfatta. Così i generali pattuiscono che 3 uomini scelti vengano giustiziati, e il colonnello Dax si propone come avvocato difensore delle vittime in quello che si rivelerà un finto processo, volto a condannare i tre, come monito per le restanti truppe e per giustificare l’insuccesso con la mancanza di coraggio dimostrata dai soldati. In seguito all’esito negativo del processo il colonnello Dax denuncia il tentativo da parte del generale Mireau di bombardare le sue stesse truppe, questo causa logicamente un dissidio con il generale Broulard, che ripropone la promozione precedentemente offerta a Mireau al colonnello Dax, il quale rifiuta indignato, destando lo stupore del generale Broulard che era convinto che il colonnello fosse stato spinto in tutte le sue azioni dalla sua ambizione. Il generale, dopo aver capito che a muovere il colonnello non era l’ambizione, ma il senso di giustizia, realizza di avere a che fare con un idealista, motivo che lo spinge a compiangere il colonnello, che a sua volta compatisce il generale per non essere in grado di capire dove abbia sbagliato. La storia finisce con l’ascolto da parte dei militari francesi di una canzone cantata da una prigioniera tedesca, che esegue “Der treue Husar”, brano contro la guerra che narra di un ussaro fedele al quale morì la donna amata. Davanti a questa storia i francesi non possono che essere in lacrime o quasi. 

Come già detto, ciò che accomuna fortemente queste due straordinarie pellicole è un forte atteggiamento anti-bellico, che viene però espresso in forme diverse, vediamo infatti che i due registi trattano il tema in questione focalizzandosi su elementi differenti. Analizziamo separatamente i due film per approfondire meglio questo concetto, partendo questa volta con “Orizzonti di Gloria”, che ci mette sotto gli occhi una crudele verità, ovvero che i sentieri della guerra, che preannunciano gloria, possono condurre solo alla morte. Infatti il piano del generale Mireau di prendere “Il Formicaio”, per accaparrarsi onori e meriti, non ha portato che ad un destino di morte per i soldati, nonché alla sua stessa rovina. Per il tentativo di conseguimento della gloria degli uomini sono morti in battaglia, altri tre come sacrificio per scagionare i vertici del potere. Di questi tre uomini uno scelto perché era consapevole di un atto di codardia del suo superiore, uno perché asociale e l’altro scelto a sorte, sebbene avesse ottenuto riconoscimenti per il coraggio dimostrato nelle battaglie precedenti.

Vediamo quindi come Kubrick ci metta davanti anche ad un’altra verità molto scomoda, ovvero che i destini degli uomini comuni sono totalmente nelle mani dei potenti, i quali sono disposti anche ad uccidere pur di mantenere immacolato il loro prestigio, laddove nemmeno un processo può restituire giustizia, come comprendiamo dalle parole del colonnello Dax: 

L’attacco di ieri mattina non è stato un’onta alla nostra bandiera, e meno che mai un disonore per i combattenti di questa nazione, ma questa corte marziale è un’onta e un disonore per la Francia, un processo così condotto è offesa ad ogni principio di giustizia.” 

Ma non è la prima volta nel film che il colonnello si scaglia contro i vertici del potere. Come sentiamo dalle parole pungenti, da lui precedentemente pronunciate, i potenti usano il patriottismo per prendersi le vite dei più deboli: questo è il concetto alla base del dialogo tra il generale Mireau e il colonnello Dax.

Mireau: “La Francia fa affidamento su di lei […] sembra un po’ divertito colonnello.”

Dax: “Non sono un toro, non ho bisogno di uno straccio davanti al muso per caricare.”

Mireau: “Non trovo elegante il paragone della bandiera francese con la cappa di un torero.”

Dax: “Non volevo mancare di rispetto alla bandiera francese.”

Mireau: “Il patriottismo potrà pure essere fuori moda, ma lì dove c’è un patriota c’è un uomo onesto.”

Dax: “Samuel Johnson la pensava diversamente sul patriottismo.”

Mireau: “Cosa se posso chiedere?[…]

Dunque chi era quest’uomo? cosa diceva del patriottismo?”

Dax: “Che era l’ultimo rifugio delle canaglie […]”. 

Un’altra accusa mossa dal colonnello contro la guerra è che quest’ultima rende l’uomo disumano, privandolo del più nobile sentimento che lo contraddistingue: la pietà verso il prossimo.

Tutto ciò sfocia in un sostanziale sentimento di vergogna che il colonnello Dax prova per il fatto di essere umano, dopo aver visto dove conducono guerra e desiderio di gloria. 

In Renoir notiamo un differente modo di affrontare il problema della guerra. Il regista francese, infatti, anziché criticare l’atrocità della guerra, mostra quanto il sentimento di fratellanza sia superiore. Notiamo infatti una teoria agli antipodi rispetto a quella di “Orizzonti di Gloria”, ma che si propone il medesimo fine, ovvero quello di mostrare che in fin dei conti la guerra e l’idea di questa non sia che un’ipocrisia, un’illusione. A testimoniarlo è lo stesso titolo del capolavoro del regista francese, che fa il verso alla denominazione allora consueta della “Prima Guerra Mondiale”, ovvero “La Grande Guerra.” Questo perché tra tedeschi e francesi, per Renoir, non c’era un odio profondo, anzi, c’era un senso di solidarietà, come capiamo anche grazie alla donna tedesca che ospita i due fuggitivi, creando anche un bel legame con loro: l’odio e la guerra non erano che un’illusione. 

Ma non solo, questo senso di solidarietà è espresso meravigliosamente anche nel dialogo tra Rauffenstein e Boëldieu, laddove il primo si rammarica di aver colpito il fratello di nobiltà francese, il quale sul punto di morire confessa che non biasima il nobile tedesco per quel che ha fatto, in quanto avrebbe fatto lo stesso, perché“francese o tedesco il dovere è dovere.” Anche in questo caso vediamo come la nobiltà risulti rappresentare un sentimento d’appartenenza maggiore rispetto a quello della nazione, i cui confini non possono racchiudere il sentimento di fratellanza che un essere umano prova per un altro essere umano. 

Insomma, ci troviamo davanti a due film che denunciano l’ipocrisia della guerra in modi diversi: da una parte mostrando l’assoluta insensatezza di questa, che porterà sempre e inevitabilmente alla morte, dall’altra amplificando il senso di umanità e fratellanza che è più forte delle convenzioni di odio che vengono imposte dall’alto, ma che non sono che un’illusione. 

Articolo precedente
Articolo successivo

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

- Advertisment -

Most Popular

Recent Comments