venerdì, Aprile 26, 2024
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Don’t Look Up

di Andrea Lucrezia Locuratolo

Torniamo oggi a trattare di film più vicini a noi, almeno cronologicamente parlando. Il film che prenderemo in esame oggi è “Don’t Look Up”, pellicola di Adam McKay, candidato agli Oscar 2022 come miglior regista. Il film ha suscitato grande scalpore nel mondo, soprattutto negli Stati Uniti, generando una frattura all’interno del mondo della critica cinematografica. 

Prima di addentrarci in un’analisi più accurata riassumiamo brevemente la trama.

Un professore universitario di astronomia, Randall Mindy, grazie alla sua dottoranda, Kate Dibiasky, scopre una cometa che nel giro di un breve periodo impatterà sulla terra, causandone la distruzione. Per evitare l’avvento della catastrofe i due studiosi, in collaborazione con la NASA, cercano di elaborare un piano, provando a convincere ad intervenire la presidentessa degli Stati Uniti, la quale sembra non cogliere la gravità della situazione. Nel frattempo assistiamo all’impatto che questa notizia ha sul mondo, e in particolare nell’universo dei social. Questo genera notevoli cambiamenti nella vita del professore che, da uomo normale quale era diventa un personaggio pubblico di spicco, iniziando ad intrattenere una relazione con un’affascinante donna della televisione, tradendo la moglie che dopo aver scoperto la relazione adultera del marito lo lascia. Durante il primo tentativo di deviare cometa, un imprenditore milionario, Peter Isherwell, ferma tutte le operazioni proponendo alla presidentessa degli Stati Uniti di non deviare la cometa, per estrarre in seguito da questa materiali preziosi che si sarebbero rivelati fondamentali per la costruzione di nuovi telefoni, migliorando inoltre a dismisura la situazione economica degli Stati Uniti. Tuttavia l’operazione che il magnate propone è molto rischiosa e con poche probabilità di successo, ed è proprio questo che crea un fortissimo attrito tra la Casa Bianca e Kate, la dottoranda che ha scoperto la cometa, la quale si trova esposta ad un gogna sociale tale per cui è costretta ad andare a vivere da sola, cambiando anche lavoro, dato che gli stessi genitori non l’accolgono in casa per le loro convinzioni politiche molto vicine al governo. Poiché anche i potenti sono consapevoli del rischio che l’operazione comporta, questi fanno costruire una navicella di salvataggio per un numero molto ristretto di persone, e, quando al professor Mindy viene offerto un posto per salvarsi in caso di mancato successo dell’operazione, lo scienziato torna sui suoi passi, capendo, grazie all’algoritmo di Peter Isherwel, il quale gli preannuncia un morte triste e solitaria, che la strada che sta percorrendo non lo porterà da nessuna parte. Così il professore torna dalla moglie con cui passerà gli ultimi giorni del mondo. Gli uomini scelti per proseguire la loro vita al di là di quella della terra atterreranno in un pianeta ostile, popolato da esseri viventi che li attaccheranno. 

Partiamo dalla cosa, a mio avviso, di maggior valore del film: il cast. Penso che il motivo principale per cui valga la pena vedere questo film sia la compresenza di attori di grandissimo spessore artistico come Meryl Streep, Leonardo Di Caprio, Cate Blanchett, Jannifer Lawrence, Mark Rylance, Timothee Chamlet etc. Gli attori sono assolutamente brillanti nell’interpretare dei personaggi stereotipati, delle maschere potremmo dire, senza mai risultare banali ed essendo sempre incredibilmente credibili, anche nell’esasperazione di personaggi così caricaturali. D’altro canto anche Scott Feinberg del “The Hollywood Reporter” definisce il cast uno dei migliori di sempre.

Se da una parte la cosa che ho apprezzato maggiormente del film è la performance degli attori, dall’altra questo mi porta a pensare che il film si regga integralmente sulla bravura di questi.

In effetti credo che lo stesso film recitato da attori normali sarebbe potuto sembrare banale ed incolore, ma potrei tranquillamente sbagliarmi. 

Una cosa che però ho apprezzato è stato il modo di descrivere il meccanismo dei social e gli aspetti negativi di questi ultimi che proiettano gli individui in un orizzonte di pura apparenza, laddove per sentirsi parte di un gruppo si cerca un nemico comune da deridere, come accade a Kate, la donna che scopre la cometa. Penso che il modo grottesco di mettere in ridicolo un meccanismo tanto folle sia veramente molto efficace. 

Ci sono però da ravvisare anche un po’ di incongruenze, che francamente mi hanno fatto un po’ storcere il naso. Facciamo un esempio: quando il magnate preannuncia con un algoritmo la morte solitaria del professore ci sorgono spontanee due riflessioni:

  1. L’algoritmo è fallace, ma allora perché riesce a prevedere la morte della presidentessa degli Stati Uniti, uccisa da una creatura sconosciuta? Potrebbe essere un meccanismo che funziona sporadicamente? Potrebbe essere, farebbe anche riflettere sulla assoluta responsabilità che abbiamo nella costruzione del nostro destino. Però la cosa che fa specie è che i futuri della presidentessa e del professore siano in contrasto l’uno con l’altro, perché la morte del professore ha come scenario la terra, ciò implica quindi la riuscita dell’operazione di estrazione di metalli preziosi e il mancato impatto catastrofico della cometa, il destino della presidentessa implica la presenza di un altro pianeta, e quindi l’insuccesso della missione. Ok, non si sapeva che l’animale che avrebbe ucciso la presidentessa vivesse in un altro pianeta, però dal momento che non esiste alcuna specie registrata riconducibile a quell’animale, il dubbio può sorgere. Inoltre sarebbe bastato mettere a confronto i destini degli uomini scelti per sopravvivere in caso d’emergenza. Insomma, ho trovato tutto ciò un espediente un po’ forzato. 
  2. In aggiunta ci dovremmo chiedere, se il magnate può calcolare il destino di un essere umano perché non studiare la sua morte di modo che potesse evitarla? Ancora una volta, mi sembra un po’ forzato, soprattutto considerando l’egocentrismo del personaggio. 

Una cosa che però ho apprezzato è la scrittura caricaturale di personaggi che non sono che degli stereotipi molto ben scritti: nessun personaggio è originale, sono tutti tipi umani i cui difetti vengono esasperati fino farli diventare grotteschi, caricaturali, non comici, ma umoristici ( per maggior chiarezza relativamente al concetto di “umorismo” rinvio al mio articolo “Zelig: un film profondamente pirandelliano”, in cui si tratta anche di questa tematica). Sempre parlando dell’umorismo, forse se alcuni hanno aspramente criticato il film è proprio perché hanno visto loro stessi all’interno della pellicola, la quale ha scatenato in loro un concetto di rifiuto e non accettazione della società che stiamo costruendo: questo penso sia l’obiettivo ampiamente raggiunto dal regista. Tuttavia non credo che questo sia l’unico motivo per cui qualcuno possa aver disprezzato il film, ci possono essere infinite ragioni che non possono essere ricondotti ad un’unica causa oggettiva, ciononostante la motivazione che ho indicato mi è sembrata psicologicamente molto interessante. 

Buona Visione. 

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