venerdì, Aprile 19, 2024
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L’analgesico collettivo di Sanremo

Un servizio pubblico di omologazione

di Furio Capozzi

Dal 1 al 5 Febbraio andrà’ in onda il 72esimo Festival di Sanremo, su Rai 1. L’evento musicale italiano più atteso. Come ogni anno saranno gli spettatori a votare le canzoni che vinceranno la kermesse. Ogni anno provo a vedere il Festival, ed ogni anno sono colto da un imbarazzo, di cui non avevo mai approfondito prima le motivazioni. Innanzitutto la questione del Festival della canzonetta pagato con i soldi della collettività, in una televisione pubblica che, come scopo, dovrebbe avere quello di essere garante della informazione libera e di una pluralita’, e che invece e’ diventata una maxi televisione di trasmissione di spettacoli che poco hanno a che vedere con l’informazione, con il diritto di cronaca e con il valore pubblico di un servizio televisivo.

Specie se si considerano i budget folli, senza senso per alimentare la macchina: Il presentatore di Sanremo guadagna per singola edizione il doppio del Presidente della Repubblica, e con soldi pubblici, delle nostre tasse. Adesso, capisco il valore dell’artista, del cantante, ma un presentatore, in un servizio pubblico, non dovrebbe essere il deus ex machina, specie in una televisione che potrebbe coltivare al proprio interno validi personaggi in grado di presentare uno show. Ha fatto scandalo la partecipazione di Ibrahimovic lo scorso anno: incasso’ 250 mila euro per 5 puntate. Qualcuno eccepira’ che il festival ‘si paga da solo con le entrate pubblicitarie’, ma lo scopo della azienda pubblica dovrebbe essere quello sociale e non quello commerciale in concorrenza con le aziende private dello stesso settore. A meno che lo scopo sociale non sia quello di una funzione analgesica verso le vere problematiche del cittadino, in uno stato in cui e’ abbandonato a se stesso, in cui, nonostante una tassazione che supera il 50%, nello scorso anno non sono stati diagnosticati un milione di tumori per carenza di prevenzione e di facilita’ di accesso allo screening medico (100 milioni di screening non eseguiti. dati pubblicati da European Cancer Organisation ECO), in uno stato che consente che un laureato che insegna in una scuola pubblica possa guadagnare 1.200 euro ed essere precario per una vita, in uno stato dove fare impresa, a causa della folle pressione fiscale e’ conveniente solo nei settori dove l’elusione e l’evasione sono facili, etc. etc. etc. Dopo avere analizzato le motivazioni della organizzazione del festival, passerei alla analisi del meccanismo di premiazione: viene premiata la musica “migliore” da parte del pubblico, in una struttura pubblica, si ribadisce. E da qui discende tutta la questione legata alla impossibilita’ di fare un paragone tra pere e patate. L’arte ha mille sfaccettature, mille storie da cui deriva. Ogni artista ha una sua dignità’ diversa in quanto ha avuto una sua storia, ed ogni fruitore dell’arte riceve da una opera d’arte emozioni diverse che cambiano a sua volta da individuo ad individuo, in base alla sua cultura, alla sua storia, alle sue conoscenze. A che serve premiare “il migliore musicista”? Ad omologare una cultura, ad indirizzare le scelte di un popolo in una cultura di massa, che ha come sono quello di rendere piu’ facile il bersaglio delle multinazionali commerciali (che sono quelle che appunto pagano il festival di Sanremo). E qui dovrebbe distinguersi il servizio pubblico, che come scopo dovrebbe avere quello, diverso dalla multinazionale privata, ovvero il profitto sociale, che non e’ certo l’appiattimento orizzontale di una cultura omologata. Il lungimirante e profetico Pierpaolo Pasolini scrisse molto su questo argomento, e proprio per questo fu bandito dalla Rai per anni. Tra i meriti di questo visionario poeta ci fu sicuramente quello di avere intuito e denunciato come, le nuove forme di edonismo consumistico, avrebbero prodotto, nella società’ post industriale un modello umano con tendenza alla uniformità’ socio-culturale. Le sue riflessioni sono del 1975, ma appaiono ancora piu’ vere e calzanti dopo decenni di processi di omologazione umana mondiale. Pasolini intuì’ come lo sviluppo economico, la società’ dei consumi, l’ultracapitalismo, avrebbero distrutto le realtà’ sociali fatte di culture , ambienti e socialità’ uniche. Certamente Pierpaolo Pasolini non sarebbe mai stato ospite di Sanremo. Concludiamo questo articolo con frammenti di alcune considerazioni del grande scrittore e visionario poeta. una citazione.

Il nuovo fascismo non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americanamente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e l’omologazione brutalmente totalitaria del mondo.

                                                                                                       P.P. Pasolini

Furio Capozzi
Furio Capozzihttps://atenapress.online
managing editor di Atena Press

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