sabato, Aprile 20, 2024
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Il Vertice della Cassazione: tutto da rifare.

Il Consiglio di Stato annulla la nomina del Primo Presidente e del Presidente Aggiunto.

di Fabio Valerini

Ad una settimana esatta dall’inaugurazione dell’anno giudiziario una notizia potrebbe sconvolgere la cerimonia che si svolgerà durante l’assemblea generale della Corte di Cassazione prevista per il prossimo 21 gennaio.

Quella cerimonia prevede, infatti, la relazione sull’amministrazione della giustizia da parte del Primo della Suprema Corte alla presenza, tra gli altri, del Ministro della Giustizia e del Vice Presidente del CSM.

Ieri, però, due sentenze del Consiglio di Stato – il massimo organo della giustizia amministrativa – hanno annullato le nomine del Primo Presidente della Cassazione, Pietro Curzio, e del Presidente Aggiunto, Margherita Cassano.

Non è certamente la prima volta che la giustizia amministrativa interviene sulle nomine effettuate da parte del CSM per gli incarichi direttivi e apicali dei magistrati.

Recentemente si è chiuso il contenzioso sulla nomina del Procuratore della Repubblica di Roma e, qualche anno fa, venne annullata una delibera per l’incarico sempre di Primo Presidente della Corte di Cassazione.

Questa volta a ricorrere alla giustizia amministrativa un consigliere della Corte, Angelo Spirito, che aveva partecipato ai due bandi di selezione per entrambi i posti: quello apicale di Primo Presidente – che è pure membro di diritto del CSM – e quello direttivo di presidente aggiunto.

Ebbene, secondo il Consiglio di Stato le due delibere del CSM non sarebbero sorrette da un’adeguata motivazione in relazione agli indicatori e ai parametri che, secondo la legge sull’ordinamento giudiziario, devono essere valutati per conferire le funzioni di Primo Presidente e di Presidente aggiunto della Corte di Cassazione.

Ma quali sono stati gli indicatori rispetto ai quali il CSM non ha ben argomentato secondo il Consiglio di Stato?

Nel caso del posto Primo Presidente il punto critico della valutazione effettuata dal CSM è stato quello della valutazione della durata delle esperienze di legittimità da parte dei due concorrenti: più lunga quella di Angelo Spirito rispetto a quella di Pietro Curzio.

Nel caso, invece, del posto di Presidente Aggiunto erano stati valorizzate  le (pure importanti) funzioni di membro del Consiglio Superiore della Magistratura e di Presidente della Corte di appello di Firenze della vincitrice rispetto alla considerevole temporale permanenza nelle funzioni di legittimità dell’altro concorrente.

Ora il CSM – cui spetta la piena ed esclusiva discrezionalità delle valutazioni di merito sulla prevalenza di un candidato rispetto agli altri – dovrà pronunciarsi ancora una volta su chi dovrà ricoprire i due prestigiosi incarichi della Suprema Corte tenendo conto delle indicazioni metodologiche del Consiglio di Stato: potrà anche riconfermare i precedenti titolari con una diversa e adeguata motivazione o potrà scegliere altri nomi.

Nell’attesa a noi resta, però, una consolazione: dalla lettura delle sentenze emerge comunque che i concorrenti che ambiscono alle importanti funzioni sono, al di là della comparazione relativa, in possesso di un significativo curriculum anche dal punto di vista organizzativo che lascia ben sperare gli utenti del servizio giustizia sulle capacità organizzative necessarie a governare una complessa macchina come quella della Suprema Corte chiamata a svolgere la delicata funzione di assicurare l’uniformità dell’interpretazione della legge con un numero considerevole di ricorsi da esaminare.

Fabio Valerini
Fabio Valerini https://atenapress.online
Direttore responsabile di Atena Press

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