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Dolby Atmos, una rivoluzione

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Dolby Atmos, una rivoluzione

Autore Furio Capozzi. Immagine Studios Academy.

La Dolby Laboratories nell’Aprile del 2012 ha annunciato, per la prima volta, il lancio di una nuova tecnologia audio surround denominata Dolby Atmos. Fu usata per la prima volta in un film cinematografico : Ribelle -The Brave, dalla Pixar.

La prima installazione del sistema Dolby Atmos fu utilizzata nel Giugno del 2012 al Dolby Theater di Hollywood , California per la proiezione dello stesso Film, e successivamente riutilizzata per altre proiezioni di opere cinematografiche.

Nel 2012 l’installazione era limitata a sole 25 sale in tutto il mondo In Italia la tecnologia e’ stata adottata nei cinema a partire dal 2014 in occasione della uscita del film Transformer 4. attualmente 2.100 sale adottano questo standard dolby Atmos. Dal 2015 lo standard e’ stato adottato anche da sistemi per home video. Diversamente dalla precdente tecnologia che si basava su audio multicanale, questa nuova tecnologia si basa su oggetti sonori, fino ad un massimo di 128, ognuno con proprie caratteristiche e ad ognuno dei quali puo’ essere assegnata una posizione tridimensionale in ambienti che vengono definiti dal modello di produzione. La posizione nello spazio tridimensionale puo’ essere fissa oppure ‘automatizzata’ in un movimento variabile nel tempo. Il sistema dispone di un ‘Renderer’ che assegna agli altoparlanti, posizionati in zona di riproduzione (fino a massimo 64), il suono al fine di rendere una idea di ambiente audio tridimensionale. Gli altoparlanti possono essere posizionati ovunque nella sala, incluso il soffitto, e questo consente di rendere una tridimensionalita’ all’audio. Questo consente di ascoltare, ad esmpio,la pioggia che cade dall’alto, oppure un elicottero che vola sopra il pubblico e cade davanti a terra, in una verosimiglianza rispetto ad una situazione in ambiente reale. Va precisato che per ambiente domestico, a causa della larghezza di banda limitata e la scarsa capacita’ di elaborazione dei sistemi stessi, dolby atmos in questi casi non ha la stessa resa che si ottiene al cinema oppure in ambito commerciale industriale. In sostanza al dolby true hd viene aggiunta una traccia substream codificata spazialmente che pero’ rappresenta solo un mix originale basato su oggetti, ma fusi insieme. In ambito di produzione vi e’ la possibilita’ di renderizzare il prodotto con modelli che consentono l’ascolto binaurale. Per fare questo, i sistemi hanno bisogno di ‘interpretare’ come si comporterebbe il suono quando incontra realmente ‘l’oggetto’ costituito dalla testa dell’ascoltatore e dalle sue orecchie. La Steinberg, con il software Nuendo ed il Plugin di produzione ambisonico immersivo (VST AmbiDecoder) si spinge fino alla rilevazione della immagine dell’orecchio dell’ascoltatore per interpretare come ascolterebbe il segnale che proviene dallo spazio tridimensionale, sulla corretta supposizione che non tutti ascoltano in un ambiente tridimensionale nella stessa maniera. Attualmente tale tecnologia adattata all’ambisonico binaurale e’ adottata da diverse piattaforme consumer e si stanno moltiplicando le produzioni che adottano questa tecnologia per la musica. Ha iniziato Apple a promuovere massicciamente questa tecnologia e stanno seguendo gli altri. Per i software di produzione va segnalato che al momento solo due software hanno il renderer integrato e non necessitano di acquistare da dolby separatamente il renderer, e sono Logi Pro di Apple e Nuendo 11 di Steinberg. Ancora non e’ chiaro come reagira’ il mercato degli utenti musicali, di fronte a questa nuova tecnologia: potrebbe reagire positivamente oppure potrebbe rimanere una tecnologia confinata alla multimedialita’ video nelle sale cinematografiche. Vedremo nei prossimi mesi. Di sicuro quello che notiamo oggi e’ una serie di produzioni, alcune di grande valore artistico, altre di un discutibile buon gusto che fa apparire il prodotto, alla stregua di un esercizio dimostrativo oppure una distorsione della intenzione dell’autore (quando adattate al dolby musiche nate stereo). E’ ad esempio il caso di Let It Be dei beatles che ho avuto modo di ascoltare in dolby atmos e che, in tutta sincerita’, con la esagerata spazialita’, distrae dalla intenzione dell’autore, rispetto alla semplicita’ del messaggio artistico. 

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