venerdì, Aprile 19, 2024
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Dal Crocefisso di Stato al Crocefisso Mediato

Si puo' esporre il Crocefisso nelle aule scolastiche italiane?

Si deve o si può esporre il crocifisso nelle scuole? Complice un regio decreto del 1924 che prevede il crocifisso come arredo scolastico, è questa la domanda che, ciclicamente, viene posta e che la Suprema Corte di Cassazione nella composizione a Sezioni Unite ha affrontato con una sentenza deposita ieri.

La risposta appare chiara ed inequivoca: la laicità dello Stato, come supremo valore consacrato nella Costituzione, non è compatibile con l’esposizione autoritaria del crocifisso nelle aule scolastiche.

L’esposizione obbligatoria del crocifisso, al di là del significato che ognuno può attribuire o riconoscergli, è pur sempre un simbolo religioso ed entra in contrasto anche con quell’imparzialità ed equidistanza che devono caratterizzare l’agire e l’apparire delle pubbliche istituzioni nonché con il pluralismo religioso come aspetto del più ampio pluralismo dei valori.

Il principio affermato dalla Suprema Corte è  quindi che l’esposizione del crocifisso non è più atto dovuto, non essendo costituzionalmente consentito imporne la presenza.

Tuttavia, questo non significa – hanno precisato i giudici – che esista un divieto di affissione del simbolo nelle aule scolastiche.

Quando e a che condizioni il crocifisso potrebbe, quindi, essere esposto? 

Ed è qui che la sentenza, in maniera argomentata e convincente, pone nero su bianco come ci si deve comportare in maniera, direi, innovativa.

Chi è alla ricerca di una soluzione facile resterà deluso: non c’è una soluzione buona per tutte le occasioni perché dipende dal contesto.

In realtà, la soluzione risiede nell’individuazione di un metodo per affrontare i problemi fondato sul confronto e sull’ascolto.

L’obiettivo è la ricerca di un “accomodamento ragionevole”, di una soluzione  “mite” ricorrendo a bilanciamenti di tutti i valori coinvolti e alla ragionevolezza. Nessun punto di equilibrio prefissato in anticipo, nessun diritto, valore o bisogno potrà aspirare a essere “tiranno”.

Né regole di maggioranza e né poteri di veto, né decisioni manichee d’autorità: soltanto confronto alla ricerca della soluzione che soddisfi gli interessi coinvolti perché tutti convivono in quel certo luogo (nel caso l’aula scolastica).

Certamente è un metodo che, rispetto ad una soluzione preconfezionata e valida per ogni occasione, necessita di preparazione e, potremmo dire, anche di fatica, di tempo.

Vedere scritto ed affermato in una sentenza della Suprema Corte che quando c’è un conflitto (e potremmo dire qualunque conflitto) l’approccio corretto ed più efficace è quello della mediazione, di cercare ragionevoli accomodamenti e ipotizzare soluzioni anche creative alle problematiche per valorizzare e contemperare, dove possibile, tutti gli interessi coinvolti è un segno importante.

Questo metodo deve essere applicato da tutti (sia dalla pubblica amministrazione, che per definizioni più di ogni altra è chiamata a contemperare interessi diversi, sia dai privati) e, direi, per tutti i conflitti.

Soprattutto, questa sentenza è sia un monito sia una speranza: l’approccio ai conflitti che vedono contrapposti due o più interessi (nel nostro caso il crocifisso, ma potrebbe essere qualunque problema) non devono essere necessariamente risolti con una logica binaria del tipo “si o no” oppure “vinci o perdi”, ma con un approccio mite e caso per caso.

Se questa idea passerà, e ce lo auguriamo proprio, la qualità della vita non potrà che risentirne positivamente.

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