Chi sono oggi gli Over50 in Italia? Pantofolai incalliti e sciatti o pantere grigie dalla ritrovata vitalità?
Si tratta di una variegata galassia che comprende sia gli uni che gli altri, ma qui ci riferiamo a quelli che hanno dai 50 anni in su e si sentono diversamente giovani, non intendono appendere gli attrezzi al chiodo e ancora dimostrano di avere qualche freccia al proprio arco.
Fino a un po’ di tempo fa oltrepassare il mezzo secolo significava entrare ufficialmente nel corridoio che nel giro di poco avrebbe condotto all’anzianità, stabilita formalmente dagli specialisti a 65 anni. Ma già in occasione del 63° Congresso Nazionale della SIGG (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria) che si è tenuto a Roma alla fine di novembre del 2018, i vari esperti – nel sottolineare l’allungamento medio della speranza di vita (in Italia 85 anni per le donne e 82 per gli uomini, con un aumento di circa 20 anni rispetto alla prima decade del 1900) e le attuali migliori performance fisiche e mentali dell’uomo e della donna che vivono in paesi sviluppati economicamente – hanno proposto di aggiornare i parametri, portando a 75 anni l’età ideale per definire una persona come anziana.
Difatti, in linea generale, un 65enne di oggi ha la forma fisica e cognitiva di un 40-45enne di 30 anni fa, e considerarlo “vecchio” è anacronistico; molti stanno fisicamente e psicologicamente bene e tollerano senza tragedie qualche piccolo acciacco e, pertanto, non si sentono anziani, aspetti emergenti anche da una ricerca dell’Università svedese di Goteborg, che ha dimostrato con specifici test cognitivi e di intelligenza che i 70enni di oggi sono più “svegli” dei loro coetanei di 30 anni fa.
Comunque, al di là delle tavole rotonde teoriche dei geriatri, a certificare un significativo cambiamento della realtà è un fenomeno sociale spontaneo nato in sordina dapprima Oltreoceano, e ora diffusosi a macchia d’olio un po’ in tutto il mondo, Italia inclusa, tant’è che le agenzie di marketing e pubblicità e persino di modelli hanno iniziato a seguirlo con un certo interesse, se non altro perché, rispetto ai più giovani, gli Over50 hanno di media un maggiore potere di spesa.
Non più solo baby boomer (i nati tra il 1945 ed il 1965), Generazione X (tra il 1966 e il 1980), Millenial (tra il 1981 e il 2000), Generazione X (dal 2000 in poi) – catalogati con riferimento all’anno di nascita – ma ora sta avanzando un altro concetto, quello di “Perennial” (cioè duraturo, sempre in fiore), neologismo creato dalla statunitense creativa e imprenditrice digitale Gina Pell per definire i soggetti “Over” non più in base all’età anagrafica, bensì in relazione a un certo modo di essere, ai loro gusti e passioni.
Il passaggio da persone “di mezza età” a persone “dell’età di mezzo” è compiuto. trans-generazionali, refrattari a ogni stereotipo anagrafico, chi sono allora i Perennials?
Azzardando una sommaria e non esaustiva descrizione, quegli “Over50” che hanno un approccio positivo alla vita, sono ancora abbastanza in salute, impiegano una parte della loro disponibilità economica per coltivare i propri interessi laddove i figli sono ormai adulti e fuori casa, usano le nuove tecnologie e sono presenti sui social, tengono alla forma fisica e allo svago, sono socialmente attivi e impegnati in viaggi e attività culturali.
Sono consapevoli di non avere più vent’anni, ma non si riconoscono nei canoni estetici e culturali delle generazioni che li hanno preceduti, hanno i capelli grigi e non li nascondono, anzi li ostentano fino a farne una moda trendy copiata anche dai più giovani, a cui hanno preziose esperienze da tramandare, se vorranno ascoltare.
E non parliamo solo di star note che, pur avanti con gli anni, difendono con le unghie e con i denti il territorio; non è infrequente, infatti, che perfetti sconosciuti “anta” sui social diventino persino “influencer” con molti followers, a cui dispensano con leggerezza e ironia perle di saggezza, forti delle loro esperienze di vita maturate, o che addirittura lancino tendenze di stile.
Non rientrano nella categoria, ovviamente, né gli immaturi senior che, rimpiangendo la giovinezza che non c’è più, si ammantano di infantile e ridicolo giovanilismo a tutti i costi, né quelli che scadono nell’eccesso opposto, ovvero che si lasciano andare all’“ageismo”, cioè alla pessimistica rassegnazione di fronte all’età che avanza pensando che oramai tutto è perduto.
Si tratta, invece, di coloro che si mantengono attivi mentalmente e fisicamente, hanno interessi, accettano i nuovi limiti senza farne un dramma e trovano via via nuovi equilibri.
Essere Perennial, in sostanza, è prima di tutto uno status mentale, a prescindere dalla data di nascita.