venerdì, Aprile 26, 2024
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Le Torri Gemelle ed il corso della giustizia

Una condanna simbolica o una giustizia effettiva

di Fabio Valerini

Sembra che ci possano essere buone possibilità che i familiari delle vittime dell’11 settembre possano agire esecutivamente nei confronti dell’Iran per ottenere il loro risarcimento dei danni e quindi attuare quella che, altrimenti, potrebbe essere soltanto una condanna simbolica.

La giustizia americana aveva condannato l’Iran a risarcire le vittime dell’attentato dell’11 settembre alle Torri Gemelle: non vi erano prove di un coinvolgimento diretto, ma grazie anche alle presunzioni in materia di sponsor che il legislatore americano aveva previsto, era stato possibile emettere una sentenza di condanna per miliardi di dollari.

Per le vittime e i loro familiari, però, la strada per ottenere l’effettivo risarcimento  del danno è lunga e impervia anche dopo la sentenza di condanna.

Tra l’affermazione di responsabilità – certamente fondamentale – e l’attuazione della sentenza c’è sempre molta strada, specialmente quando chi dovrebbe pagare è uno stato sovrano che, oltre a ribadire l’assenza di ogni sua responsabilità, invoca la prerogativa consuetudinaria dell’immunità dalla giurisdizione degli altri stati.

Peraltro, non c’è dubbio che accanto al tema della giustizia e, cioè, la possibilità per i cittadini americani di proporre un’azione di danno, vi siano anche implicazioni anche su delicati rapporti politici come l’accordo sul nucleare iraniano.

La revoca delle sanzioni economiche all’Iran per il nucleare, come aveva ricordato il New York Times, aveva fatto sì che l’Iran rientrasse nella disponibilità di fondi sui quali alcuni familiari avevano pensato di poter agire iniziando a percorrere la strada di ottenere una tutela esecutiva in Europa. 

Certamente qualcuno si era posto la domanda se l’esecuzione della sentenza potesse avere anche possibili effetti politici.

Della serie: se l’Iran aveva aderito al programma nucleare e per l’effetto di quell’adesione aveva ottenuto la revoca delle sanzioni economiche e quindi anche la disponibilità di fondi, non avrebbe potuto essere che la possibilità di eseguire la sentenza americana di condanna su quei fondi avrebbe reso meno appetibile per l’Iran la partecipazione a quel programma?

Certamente poi la vicenda del nucleare iraniano si è ulteriormente complicata con l’uscita sotto Trump degli Stati Uniti dall’accordo e l’avvio di trattative tutt’ora in corso per riprendere il programma nucleare iraniano.

Del resto, i possibili effetti politici erano stati prospettati anche alla vigilia dell’approvazione da parte  del Congresso della norma che avrebbe poi consentito ai cittadini americani di fare causa per danni agli stati che sarebbero stati poi individuati dagli Stati Uniti come sponsor del terrorismo: si temevano contraccolpi economici tanto che anche l’allora presidente Obama aveva posto il veto alla legge.

Ma torniamo ai tentativi di eseguire la sentenza in Europa dove, oltre al caso italiano, vi era stato già un tentativo in Lussemburgo dove i giudici, però, avevano negato l’esecutività argomentando anche dall’immunità dello stato sovrano, un po’ come fece la Corte di appello di Roma nel 2020.

Ieri, però, una sentenza della Corte di Cassazione sembra aver aperto la strada al futuro riconoscimento della sentenza americana in Italia: l’immunità di uno stato straniero per gli atti iure imperii cede il passo di fronte ai delicta imperii e ai crimini contro l’umanità.

Il primato dei valori fondamentali della libertà e dignità della persona umana limita la prerogativa dell’immunità statale nei confronti delle altre giurisdizioni.

Servirà ancora un po’ di strada perché dovrà decidere la Corte di appello di Roma alla quale la causa è stata rinviata, ma già qualche ostacolo importante sembra quindi essere stato superato a favore di una giustizia effettiva e non soltanto simbolica.

Fabio Valerini
Fabio Valerini https://atenapress.online
Direttore responsabile di Atena Press

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