mercoledì, Maggio 8, 2024
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Il problema dei NEET in Italia

analisi del fenomeno

Nel 2020, come riportato dal rapporto ISTAT pubblicato a fine Febbraio 2021,in Italia sono aumentati i NEET, ovvero i giovani che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione e che spesso vivono in una, palese o meno, condizione di disagio ed esclusione sociale. NEET e’ un acronimo inglese che sta per Neither in Employement nor in Education or Training. I dati parlano del fatto che ad essere maggiormente colpite, specie in periodi di crisi, come lo e’ stato il periodo Covid 19, lo siano state le donne in Italia ed i giovani italiani in genere in Europa. Infatti dai dati Eurostat risulta che l’Italia sia il primo paese in Europa per numero di NEET presenti sul territorio. In particolare risulterebbe che il 20,7% dei giovani italiani siano nella condizione NEET contro il 12,5% della media europea, con un distacco notevole che merita una attenzione particolare. Per quale motivo in Italia due milioni di ragazzi e ragazze non lavorano e non studiano? Ben 1 su cinque. In una certa maniera il 2020 ha avuto un impatto notevole sul genere femminile, aumentate di 36 mila unita’ (+2,7%). Questo ha fatto emergere il notevole divario, record nel record europeo, detenuto dalle giovani donne italiane: il 30,6% delle ragazze tra i 15 ed i 29 anni non fanno nulla, contro il 20,2% dei maschi coetanei. Tra queste ragazze va notato che nel mezzoggiorno la presenza dei NEET femminili e’ del 33% contro il 14,5 del Nord e 18,1% del centro Italia. Spicca in particolare la Sicilia con il 40,8% e la Campania con il 37,9 % (Dati Istat 2019).

Come affrontare la analisi di un problema complesso che emerge in maniera prepotente e che potrebbe minare l’intero futuro di una nazione?

Innanzitutto analizziamo chi tipicamente rientra nella categoria dei NEET: Si tratta di giovani con disabilita’, giovani scoraggiati da precedenti esperienze lavorative o di studio che non sono state soddisfacenti, giovani che si dedicano alla cura di persone con bisogni particolari in famiglia, persone in attesa di opportunita’ migliori etc.

Una delle evidenti motivazioni originarie di questo fenomeno e’ il tipico modello di walfare basato sulla famiglia, nella quale, sempre per motivi di tipo culturale, e’ la donna a farsi carico delle assistenze anche dei figli, specie nei casi di gravidanza precoce.

Per risolvere il problema bisogna procedere a politiche che ridiano fiducia ed ossigeno ai giovani. In particolare spingendo in direzioni diverse: Progetti di agevolazione alle assunzioni dei giovani con decontribuzione oppure esenzione dei versamenti previdenziali, agevolazione alla impresa giovanile, snella, basata su principi di “Garanzia Giovanile” da parte dello stato italiano, assistenza esterna alle problematiche di sostegno alle famiglie con componenti disabili oppure con problemi sociali. Queste sono le vie da percorrere e che in parte lo Stato in diverse forme, e con diversi governi succedutisi, ha tentato di arginare il fenomeno dilagante.

Certamente vi sono stati dei provvedimenti che sono andati in direzione opposta alle intenzioni dichiarate, oppure che, partiti come provvedimenti che avrebbero dovuto risolvere dei problemi diversi hanno avuto come effetto collaterale quello di aggravare la situazione dei NEET. IN particolare ci si riferisce al Reddito di Cittadinanza introdotto con il governo precedente a quello attuale (Conte), che aveva lo scopo di ‘eliminare la poverta’ dall’Italia, che ha pero’ portato verso la categoria dei NEET un enorme numero di persone che, a causa dei meccanismi, umani da una parte, normativi dall’altra, hanno preferito e continuano a preferire una sussistenza senza lavorare. Alcuni progetti dedicati alla risoluzione del problema del crescente numero dei Neet stanno avendo successo e sono basati sul tentativo di risoluzione strutturale del problema. Ad esempio l’UNICEF ha messo in campo un progetto denominato NEET Equity, selezionato dal Dipartimento delle Politiche Giovanili ed il Servizio Civile Universale. IL progetto si e’ sviluppato in tre Comuni Italiani (Napoli, Taranto e Carbonia) e si poneva l’obiettivo generale di migliorare la capacita’ del territorio nel costruire politiche attive partecipate a favore della inclusione dei giovani Neet. Il progetto che si articolava su tre ambiti di attivita’: ricerca, laboratori urbani, di partecipazione e forum, si rivolgeva a ragazzi e ragazze tra i 16 e 22 anni, nella delicata fase di transizione dalla scuola secondaria al mondo del lavoro, e’ stato avviato nel Maggio 2018 e si e’ concluso a Gennaio 2021. I Laboratori Urbani di Partecipazione (LUP) sono spazi di ascolto e di coinvolgimento dei giovani, realizzati a partire dalle loro competenze e dall’esperienza del volontariato sociale. 

I LUP sono stati promossi nelle tre città di progetto ed hanno rappresentato un momento partecipativo virtuale che ha messo al centro le giovani generazioni raccogliendo le loro idee, proposte, spunti ed esigenze per la valorizzazione delle potenzialità proprie e del territorio di appartenenza. Il tema dei LUP è stato quello delle “Idee per la Ripartenza”, un momento per reimmaginare la società oltre il periodo di emergenza che stiamo vivendo a causa Covid-19, un’occasione per stimolare, attivare e ri-attivare la creatività e l’ingegno dei giovani del progetto NEET Equity.

Un altro progetto che ha avuto un grande successo a livello di risultati e’ stato lanciato da Action Aid con il programma LAVORO DI SQUADRA, lanciato nel 2014, aveva come scopo quello di costruire un solido ponte tra la formazione ed il lavoro per la categoria di ragazzi appartenente ai Neet.

Insomma, per superare il problema c’e’ bisogno di partecipazione, di incontri di gruppo con i giovani, c’e’ bisogno di orientamento, di un cambiamento di cultura, di restituire fiducia nel giovane, fiducia che di certo non passa attraverso una mancetta per non lavorare e disincentivante nei confronti della attivita’ lavorativa, se prolungata nel tempo. La questione dei Neet, che molti vedono come un problema lontano, e’ invece un problema collettivo, lo stato ha bisogno della partecipazione alla vita sociale del giovane e deve combatterne ad ogni costo il suo allontanamento, anche per evitare, oltre al problema sociale evidente, tutti gli altri problemi che porterebbe dietro: disturbi sociali, disturbi alimentari, malattie psicosomatiche etc.

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