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Moneta, inflazione e banche nell’economia eschimese

di Massimo Ceccobelli

I temi economico/finanziari riguardanti la moneta e le sue interrelazioni con l’inflazione e le banche sono sempre stati al centro del dibattito tra addetti e non addetti ai lavori con non poche divergenze di opinioni fra diverse correnti di pensiero.
Con il presente articolo vorrei mettere in relazione tali grandezze confutando la tesi dei monetaristi secondo cui un aumento dell’offerta di moneta da parte delle banche genera sempre inflazione. In realtà quello che conta per contenere o limitare l’inflazione non è tanto non aumentare l’offerta di moneta ma invece svolgere da parte delle banche in modo consapevole ed efficace la loro funzione creditizia selezionando le aziende più meritevoli. Per fare questo vorrei raccontare una storiella che inventai tanti anni fa per spiegare a dei bambini di quinta elementare il ruolo della banca. Complicando adeguatamente quella storiella credo si possa comunque raggiungere l’obiettivo divulgativo in modo comprensibile e sufficientemente semplice.
La storiella parla dell’economia eschimese.


I personaggi iniziali sono:
/ un personaggio di cui tutti si fidano (la banca o almeno quello che dovrebbe essere la banca),
/ un personaggio che possiede del ferro (il fornitore di materie prime)
/ un personaggio che inventa la fiocina e ha l’idea di trasformare il ferro in fiocine per pescare i pesci con l’obiettivo di pescare inizialmente 10 pesci (l’imprenditore),


/ un personaggio che inventa il frigorifero e vorrebbe utilizzare il ferro per costruire frigoriferi (il secondo imprenditore),
/ un personaggio che sa nuotare bene (che come vedremo sarà il lavoratore).
Il primo passo della storiella prevede che i due imprenditori (concorrenti per l’utilizzo della materia prima, il ferro, che ipotizziamo limitato e che basti quindi solo per una delle due potenziali imprese) si rivolgono alla banca per capire chi dei due può convincere il fornitore di materie prime a cedere loro il ferro.


La banca quindi a questo punto della storiella svolge il suo principale ruolo, l’erogazione del credito tramite l’emissione della moneta. Fare credito infatti significa per la banca dare strumenti di pagamento, cioè moneta, ai soggetti beneficiari del credito.
In pratica la banca deve decidere quale delle due imprese supportare con il proprio credito con l’obiettivo finale di trasformare il ferro in modo da concretizzare prodotti (e/o servizi) il più possibile utili per l’economia eschimese.
Dimostreremo alla fine della storiella che solo se la banca lavora male l’emissione di moneta genera inflazione. Ma andiamo per gradi.
Il personaggio di cui tutti si fidano (la banca) ha in questo caso un compito facile. E’ evidente infatti come per l’economia eschimese siano più utili delle fiocine per pescare (ammesso che il pescatore abbia la muta o comunque attrezzatura adatta a nuotare nel mar Artico) che dei frigoriferi… nell’economia reale le banche devono invece disporre di complessi sistemi di valutazione dei vari business delle diverse aziende….


Tornando alla storiella la banca consegnerà all’imprenditore prescelto dei pezzi di carta (la moneta) in cui c’è scritto che tali pezzi di carta valgono il prezzo (per esempio 10 unità monetarie) per realizzare l’attività imprenditoriale. Nella storiella non esiste la moneta elettronica. Inoltre, poiché della Banca tutti si fidano (o almeno così dovrebbe essere almeno con riferimento alla sua capacità di valutare la bontà dei progetti imprenditoriali) tutti accettano in pagamento i suoi pezzi di carta per le varie fasi del progetto. Cioè:
/ per comprare il ferro necessario a costruire le fiocine (immaginiamo che le negoziazioni di mercato fissino tale prezzo in 3 unità monetarie),
/ per pagare l’imprenditore dei frigoriferi che, essendo stato bocciato il suo progetto, si mette a lavorare per l’imprenditore delle fiocine per costruire materialmente le fiocine (immaginiamo 2 unità monetarie),
/ per pagare il personaggio che nuota bene ovvero il lavoratore per pescare i pesci (immaginiamo 1 unità monetaria),
/ per remunerare l’idea e l’attività organizzativa dell’imprenditore delle fiocine (immaginiamo 4 unità monetarie).
Stiamo ipotizzando che fornitore di materie prime, fabbricatore di fiocine e pescatore abbiano lo stipendio fisso e pagato anticipatamente. Invece la remunerazione dell’imprenditore deriverà in modo (incerto a priori) sulla base dei risultati dell’attività imprenditoriale.
Immaginiamo poi che il lavoratore riesca nel periodo di riferimento a pescare 10 pesci.
Quale sarà il prezzo unitario di tali 10 pesci?


Intuitivamente ipotizzando per semplicità che le monete siano utilizzate una sola volta nel periodo di riferimento (velocità di circolazione della moneta uguale a 1) il prezzo unitario dei pesci sarà pari al rapporto fra il totale delle unità monetarie presenti nel sistema economico (10) e il numero di pesci (10) cioè 1. Rivedremo in seguito l’ipotesi di una diversa velocità di circolazione della moneta.
Così semplificando l’esempio ed ipotizzando che nel sistema non ci sia risparmio ma solo consumo, potrà accadere che l’imprenditore delle fiocine:


/ venda 3 pesci al possessore del ferro recuperando le sue tre unità monetarie,
/ venda 2 pesci al trasformatore del ferro recuperando le sue due unità monetarie,
/ venda 1 pesce al pescatore recuperando la sua unità monetaria.
Ipotizziamo per semplicità che la banca non abbia ne’ costi ne’ ricavi.
Alla fine l’imprenditore avrà 4 pesci (10 meno 3 meno 2 meno 1) cioè il suo guadagno incerto a priori che si concretizza dopo le attività di pesca e avrà indietro i pezzi di carta equivalenti a 10 unità monetarie che potrà restituire alla banca o tenere per se’ per un altro ciclo analogo di produzione. Ipotizziamo poi che l’imprenditore delle fiocine decida di innescare un secondo ciclo di pesca ottenendo, per semplicità gli stessi risultati del primo.
Immaginiamo però l’avvenimento di un nuovo evento, cioè che prima del secondo ciclo di pesca qualcuno inventi la rete da pesca che nella fattispecie rappresenta una vera e propria “innovazione tecnologica” in quanto la sua produttività in termini di pesci pescati e’ più elevata delle fiocine a parità di fattori produttivi. Immaginiamo allora per semplicità che esistano fattori di produzione inutilizzati nel sistema e che per remunerare i fattori necessari per la produzione (fornitore di corda, costruttore rete, pescatore e imprenditore) la banca emetta con la stessa logica precedente nuovi fogli di carta sempre per il valore di 10 unità monetarie (viene quindi raddoppiata la base monetaria). In tal caso però i pesci pescati con la rete sono ipotizziamo 20 che si aggiungono ai 10 pescati con le fiocine. Il prezzo unitario di un pesce ripetendo le ipotesi precedenti (ed in particolare confermando una velocità di circolazione della moneta uguale ad 1) sarà pari al rapporto tra le unità monetarie presenti nel sistema (20) e il totale dei pesci (30) cioè pari a 0,66. La politica monetaria espansiva da parte della banca (che ha raddoppiato la base monetaria) essendo stata ben indirizzata non solo non ha creato inflazione ma ha addirittura consentito una riduzione (“tecnologica”) dei prezzi dei pesci. E’ chiaro che la riduzione dei prezzi nella realtà non è detto che avvenga anche perché spesso succede che il vantaggio dell’innovazione tecnologica, invece che scaricarsi sui prezzi, si scarica a vantaggio dell’imprenditore innovativo che continua a pretendere più o meno il vecchio prezzo tenendo per se’ un utile più alto (nel nostro caso il maggiore utile potrebbero essere i 10 pesci in più pescati che escono dal mercato perché l’imprenditore li congela effettuando un risparmio). In tal caso il prezzo del singolo pesce potrebbe non abbassarsi in un ciclo tecnologico come detto. In ogni caso anche in situazioni come questa se aumentano nelle aziende le scorte di magazzino i prezzi di mercato scontano il futuro aumento dell’offerta sul mercato di quei beni e quindi in ogni caso tendono a scendere. Se anche quindi l’imprenditore innovativo pretende un margine superiore (più pesci che poi congela togliendoli di fatto dal mercato) i prezzi dovrebbero dunque scendere.
In pratica la nuova ripartizione dei pesci sarà:
/ 10 pesci a chi fa parte della filiera della fiocina,
/ 6 pesci a chi fa parte della filiera della rete eccetto l’imprenditore,
/ 4 pesci consumati dall’imprenditore della rete,
/ 10 pesci congelati dall’imprenditore della rete.
E’ giusto che l’imprenditore innovativo abbia un suo vantaggio anche importante nell’innovazione ma un suo atteggiamento eccessivamente avido può vanificare l’effetto benefico sui prezzi e dunque sui salari reali piuttosto che sull’occupazione a parità di salari reali che l’innovazione può comportare arrivando spesso addirittura a diminuire gli stessi salari reali e/o a creare disoccupazione: esattamente il contrario di quello che dovrebbe e potrebbe essere. Rimane il fatto comunque che se la banca lavora bene individuando le migliori iniziative imprenditoriali nell’ambito dei fattori produttivi disponibili nel sistema, l’emissione di moneta non produce inflazione (ma addirittura in alcuni casi produce una sana riduzione dei prezzi). Il “lavorare bene” della banca deve sempre essere riferibile alla massimizzazione dell’utilità del sistema che, nel caso degli eschimesi, non è necessariamente il numero dei pesci pescati. Oltre certe quantità i pesci non sono più così utili (utilità decrescente rispetto alla crescita della quantità) e magari le banche possono finanziare altri imprenditori con buone potenzialità (il concetto dell’utilità rispetto ai prezzi lo spieghiamo meglio nel seguito).
Al contrario se la banca lavora male l’emissione di moneta provocherà inflazione.
Per capire questo basta tornare ai frigoriferi.
Se i fattori produttivi presenti nel sistema eschimese vengono indirizzati nel terzo ciclo sui frigoriferi (nell’ipotesi realistica che in tal caso il valore del prodotto sia inferiore al valore dei fattori produttivi) si brucia valore. In particolare la banca ipotizziamo emetta altre 10 unità monetarie mentre sempre per ipotesi i frigoriferi non valgano nulla. Le unità monetarie nel sistema saranno allora 30 e l’unico bene con utilità comprabile nel sistema saranno i 30 pesci (nell’ipotesi semplificatrice che si ripetano uguali i cicli produttivi precedenti). Il prezzo dei pesci salirà di nuovo da 0,66 ad 1. La cattiva allocazione del credito da parte della banca avrà creato inflazione rispetto al periodo precedente che invece, avendo operato bene la banca, aveva fatto registrare una riduzione del prezzi. Il problema è che non infrequentemente le banche in assenza di strumenti di valutazione dei business magari finanziano chi vuole produrre frigoriferi solo perché ha dei beni (magari un igloo) da mettere a garanzia…
E’ ora chiaro che quindi il tema dei prezzi non è legato in modo esclusivo all’offerta di moneta ma soprattutto all’utilizzo selettivo che la banca fa dello strumento monetario.
Un utilizzo che pur in presenza di un incremento dell’offerta di moneta evita o contiene l’inflazione o addirittura provoca una sana deflazione tecnologica prevede che la banca:
/ analizzi il piano di business delle aziende,
/ ipotizzi la potenziale utilità per i soggetti economici dei beni producibili dall’azienda,
/ verifichi l’esistenza e la disponibilità di fattori di produzione adeguati,
/ verifichi la compatibilità fra potenziali quantità prodotte e prezzi dei prodotti o servizi prodotti e costi dei fattori produttivi.
Cerchiamo ora di chiarire meglio la fonte di divergenza fra le opinioni di chi scrive ed i monetaristi.
Per tornare dunque ai monetaristi e alla equazione secondo cui:
Moneta * Velocità di circolazione della moneta = Prezzi * Quantità prodotte
i monetaristi stessi sostengono la sostanziale costanza della velocità di circolazione della moneta e delle quantità prodotte determinando una diretta correlazione fra moneta e prezzi.
Chiaramente ad avviso di chi scrive è confutabile l’ipotesi dell’invarianza delle quantità prodotte come si è visto nell’esempio sull’economia eschimese dove, a parità di velocità di circolazione della moneta, le quantità prodotte si muovono in correlazione con la moneta in modo più o meno rilevante in funzione della qualità della banca nell’erogazione del credito; basti pensare alla innovazione tecnologica nel nostro caso la rete da pesca ma anche alla fiocina partendo da zero).
È confutabile tuttavia, ad avviso di chi scrive, anche l’ipotesi di invarianza della velocità di circolazione della moneta (quante volte nell’ unità di tempo è utilizzata la moneta) che per semplicità nel nostro esempio sull’economia eschimese è stata posta uguale a 1. Per dimostrare questo assunto in modo un po’ divertente e “ardito” partiamo dalla formula più famosa della storia, quella della relatività di Einstein.
E = M * c^2
Energia = Massa * velocità della luce al quadrato
che “trasformiamo” non prendendoci troppo sul serio ma per rendere il concetto in una formula economica:
Energia = Moneta * velocità di circolazione della moneta
dove la Moneta è la Massa monetaria.
L’energia di un bene in economia e’ poi paragonabile in un certo senso alla utilità che provoca al fruitore (ipotizzata calcolata in termini di scala monetaria); quindi:
Energia = Utilità del bene (U)
Quindi in termini economici avremo:
Utilità = Moneta * Velocità di circolazione della moneta = Prezzi * Quantità prodotte
Quindi la fondamentale equazione del prezzo diventerebbe:
Prezzi= Utilità / Quantità prodotte
Avremo quindi come ovvio che il prezzo di un bene e’ direttamente correlato alla sua utilità e direttamente correlato alla sua scarsità (diminuzione della quantità).
Ma se la banca può influire, come abbiamo visto nell’economia eschimese, ovviamente sulla offerta di moneta e,
selezionando il credito bene sulle quantità prodotte, un altro aspetto da considerare nella formazione del prezzo è la velocità di circolazione della moneta che invece è una leva in mano agli operatori economici.
Sarà in particolare:
Velocità di circolazione della moneta =
Utilità / Moneta
In definitiva possiamo dire che:
/ gli imprenditori selezionati dalle banche influiscono su quantità prodotte e cercano di massimizzare l’utilità dei clienti con l’obiettivo di massimizzare la differenza fra fatturato e costi dei fattori produttivi (per questa via imprenditori e banche agiscono in maniera importante sui prezzi che come detto sono funzione diretta dell’utilità e inversa delle quantità): in pratica in presenza di una stabilità del paniere di beni acquistabili, se aumentano le quantità prodotte aumenta meno che proporzionalmente l’utilità e quindi i prezzi unitari scendono; il contrario nel caso opposto.
/ La banca invece è quella che controlla l’offerta di moneta.
/ I fruitori dei beni e dei servizi determinano la velocità di circolazione della moneta che come detto è funzione diretta dell’utilità e inversa dell’offerta di moneta; si può dire probabilmente che la velocità di circolazione della moneta funga da “compensazione” della offerta di moneta quando ad esempio i prezzi salgono in funzione della crescita dell’utilità a parità di moneta e di quantità prodotte oppure quando aumenta la base monetaria a parità di utilità e quantità prodotte ovvero a parità di prezzi.
In definitiva possiamo concludere, alla fine di questa breve analisi, come emerga che l’offerta di moneta e quindi le banche siano solo una componente del complesso processo di formazione dei prezzi di mercato che, visto da un punto di vista macroeconomico, rappresenta e rimane uno degli aspetti più intriganti dell’analisi economica.

Massimo Ceccobelli
Massimo Ceccobellihttps://atenapress.online
Studioso di teoria della finanza e sociologia applicata

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