di Piero Errante foto Furio Capozzi
Affrontare un monologo per un attore è sempre un atto di coraggio, ma nello stesso tempo un atto di amore per questa professione, l’attore deve creare un rapporto diretto e di confidenza tra il pubblico e se stesso in un viaggio onirico, usando solo la voce e la mimica del corpo.
Annalisa Favetti ci anticipava l’intenzione di questo progetto teatrale circa 6 mesi fa; parlava di questo progetto che la pandemia aveva ritardato, ed a cui teneva tantissimo.Ed in effetti la rappresentazione teatrale ha mantenute le alte aspettative previste durante l’attesa.
Esordire a 16 anni al fianco di Alberto Sordi (Nestore, l’Ultima Corsa. nrd) non è da molti. Passare a lavorare a teatro con Gigi Proietti, Alessandro Benvenuti, Attilio Corsini, alternando lavori per la TV e il cinema è la garanzia di una carriera di qualità sempre in ascesa, dimostrandolo ancora di più in questa piece.
Al Teatro Lo Spazio di Roma abbiamo visto Annalisa Favetti interpretare Lady D, piece teatrale scritta da Clelia Ciammarelli e diretta da Pino Ammendola. La rappresentazione racconta Lady Diana Spencer immediatamente dopo l’incidente, avvenuto sotto al ponte dell’Alma a Parigi. Racconta quello che la sua anima vede e sente post mortem. I Ricordi, gli amori,i sogni, le gioie, l’infelicità.
La genialità di questo spettacolo è che ha inizio fuori dal teatro. Siamo stati accolti da due guardie reali (alla Prima data della rappresentazione, Lady D. arrivò con una macchina blindata con il seguito dei fotografi fuori dal teatro, una genialata di Pino Ammendola). Le guardie invitavano il pubblico ad entrare nel Teatro dove una carcassa di Mercedes accoglie gli ospiti.
Da qui parte il capolavoro sostenuto dalla professionalità indiscussa di Annalisa Favetti . Il pubblico viene trascinato nella mente del personaggio Lady D, raccontando la sua vita, con quella intensità e semplicità che solo un’attrice ben preparata sa fare.
Intenso anche il coro che accompagna la rappresentazione, coro di voci femminili che ai lati della sala emergono dal buio durante il cambio scena. I volti illuminati da semplici torce portatili, assieme ai canti, sottolineano l’approssimarsi della fine di Diana, dell’entrata nel mondo delle ombre, intensificando la spettacolarità del monologo.
Nel testo appare anche una canzone che la Favetti canta a cappella. Si tratta de il Padre Nostro in aramaico, che insieme ad una citazione su Madre Teresa di Calcutta sono gli unici riferimenti ad un supposta conversione al cristianesimo di Lady D.
L’intensità di scrittura dell’autore si sposa stupendamente con la realizzazione sul palco, diretta magistralmente dal regista Pino Ammendola, che con questa piece ribadisce la sinergia tra regista e attrice.