giovedì, Aprile 25, 2024
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Astensionismo record alle elezioni amministrative

Considerazioni dopo la sconfitta delle sinistre alle elezioni Regionali

di Furio Capozzi

Gli Italiani sono stati chiamati a votare per le elezioni regionali ed i risultati delle affluenze alle urne sono stati bassissimi, da record: Ad esempio nel Lazio l’affluenza è stata del 37% contro il 66 delle ultime elezioni regionali. In Lombardia il 41% contro il 73 del 2018. Ed a livello nazionale le affluenze sono crollate di trenta punti rispetto al 2018, segnando un 40%.

cartelloni elettorali delle prime elezioni democratiche italiane del 1948

Quali sono state le motivazioni che hanno spinto in massa una parte rappresentativa degli italiani a non presentarsi alle urne?

Dal dopoguerra ad oggi la partecipazione degli elettori è andata calando con regolarità a partire dalla elezione della Camera dei deputati del 18 Aprile 1948, alla quale partecipò il 92 % degli aventi diritto al voto. La prima elezione per i rappresentanti politici regionali è stata il 7 Giugno del 1970 con una affluenza del 92% contando un dimezzamento rispetto ai dati delle elezioni di questa settimana. Inoltre per le sinistre italiane questa stagione, post Covid, è stata la peggiore di sempre e c’è da chiedersi quindi se tra gli astenuti ci sia una maggioranza di ex elettori della sinistra oppure se il dato sia ascrivibile ad un trasferimento di opinione politica in capo agli elettori.

locandina elettorale del 1948

E’ evidente la incolmabile sensazione di distanza da parte dei cittadini rispetto ai loro rappresentanti politici locali crollati sotto il peso di continui scandali, troppi, troppo infedeli rispetto alle esigenze dei propri elettori ma attaccati ad una idea di partitismo che è forte di regole studiate ad hoc per consentire la perpretuazione del potere in mano a pochi soggetti, spesso con scarsa preparazione culturale prima che politica e con una evidente incapacità rispetto agli effettivi bisogni della società italiana. A livello regionale la autonomia in ambito sanitario ha portato negli anni alla distruzione della sanità pubblica a vantaggio di quella privata, o meglio, della economia della sanità privata, con profitti sempre in maggiore crescita e con distrazioni economiche ingenti dalle casse pubbliche, origine di una depauperazione dei servizi pubblici. La sinistra, di fronte ad una evidenza dei servizi di prestazione in ambito sanitario, non è stata in condizione di proporre alternative valide, specie alla luce di spinte separatiste di autonomia regionale differenziata, che porterà evidentemente ad un ulteriore sperequazione tra regioni con diversa economia, in barba all’istituto della solidarietà sancito dalla nostra Costituzione. La Sinistra Italiana ha perso nuovamente le elezioni, nonostante il dato molto negativo, delle politiche di Settembre scorso, semplicemente perchè ha deciso di scomparire dalla scena politica. La sinistra ha avuto un atteggiamento ambiguo nei confronti di una necessaria ma assente , per gli elettori di quella mentalità politica, di una critica al sistema capitalistico. Critica che deve passare attraverso proposte alternative e non attraverso critiche sterili e personalizzate verso determinati rappresentanti politici della opposizione. In sostanza la scelta neoliberista dei fondatori del Partito democratico, si è distaccata troppo da una idea di Sinistra e non è stata compresa dalla massa del popolo proletario e neo-proletario. Anzi, molti elettori che sono andati a votare queste sinistre lo hanno fatto spesso esclusivamente per fare muro contro la avanzata travolgente delle destre italiane, anche estreme, sopite per decenni. La ripresa della partecipazione alle urne degli italiani potrà riprendere quando esisterà una nuova idea politica che non può che partire da proposte provenienti dal Partito democratico che, non va dimenticato, è la fusione di due partiti storici e famigliari per l’elettore italiano:

Aldo Moro ed Enrico Berlinguer al tempo del ‘Compromesso Storico’

il Partito Comunista e La Democrazia Cristiana a partire dal ‘compromesso storico’ di Enrico Berlinguer ed Aldo Moro degli anni 70.

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