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L’arresto di Matteo Messina Denaro e la nuova mafia degli Italiani

Considerazioni sulla latitanza di un assassino e sul sistema mafioso

Di Furio Capozzi,

Audio laboratorio della SSML San Domenico di Roma

Dopo una latitanza durata 30 anni, è stato finalmente arrestato Matteo Messina Denaro, il Boss pericoloso, il capo della Mafia, il latitante ricercato numero uno. Una notizia che suscita compiacimento ed imbarazzo al tempo stesso. Da una parte ovviamente siamo tutti contenti della fine della libertà di un cruento assassino mafioso, dall’altra ci si interroga su come sia stato possibile in un mondo in cui ogni cittadino è controllato da migliaia di ‘occhi elettronici’, nel periodo in cui si inseguono con droni i cittadini solitari sulle spiagge per farli rientrare in casa causa Covid, nel mondo della biometrica digitale, delle banche dati digitali globali, ci sia stata la possibilità di ‘trasparenza’ da parte di un ricercato internazionale.

L’arresto di Matteo Messina Denaro ed una sua immagine attuale

Tutto questo nel suo paesino siciliano di residenza e nel quale ha commesso i delitti più atroci, per trenta anni. Cosa è successo? Chi lo ha coperto per tre decenni? Innanzitutto dobbiamo ricordarci chi fosse il personaggio. Questo perché molti quotidiani si soffermano su aspetti da operetta legati al personaggio: donne, viagra, auto sportive, selfie con i cittadini, sorrisi in strada, lusso etc. Il personaggio in questione ha ammazzato strozzandolo e squagliandolo nell’acido, dopo due anni di sequestro, un bambino di dieci anni

Il Bambino ucciso e sciolto nell’acido Giuseppe Di Matteo

che aveva la ‘colpa’ di essere figlio di una persona che ‘non era buono‘ in relazione agli affari mafiosi del Matteo Messina Denaro. Ha ammazzato a sangue freddo centinaia di persone, tanto da poter ‘riempire un campo santo‘ come da intercettazioni emerge, ha distrutto lo stato del diritto creando un sistema Mafioso che ha coinvolto personaggi politici come quello attualmente condannato in via definitiva in cassazione del ex Senqtore e gia sottosegretario all’interno (SOTTOSEGRETARIO ALL’ INTERNO!) di Forza Italia Antonio D’Alì,

Il Senatore D’Alì condannato per associazione mafiosa esterna con l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

uomo forte di Forza Italia a Trapani sin dalla fondazione del partito, è stato condannato per avere “contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra, mettendo a disposizione dei boss le proprie risorse economiche, e, successivamente, il proprio ruolo istituzionale di senatore della Repubblica e di sottosegretario di Stato”. La Mafia Ha ucciso in maniera eclatante, che fosse di monito a tutti, i giudici del Pool Antimafia Falcone e Borsellino oltre a numerosi altri componenti della macchina giudiziaria agenti della scorta, commercianti, famigliari di oppositori fuggiti all’estero, giornalisti non compiacenti, ha gestito il traffico di stupefacenti internazionale da e verso l’europa etc. etc. etc.

Il sociologo ed attivista Mauro Rostagno ucciso su mandato di Matteo Messina Denaro ‘Io sono più trapanese di voi perché ho scelto di esserlo

Insomma un personaggio di cui vergognarsi quando all’estero ci chiedono di quale nazionalità siamo. Un personaggio che, insieme al Padre Francesco Messina Denaro inventò il nuovo sistema mafioso, un sistema che prevedeva la connivenza, la partecipazione dei cittadini, l’omertà imposta agli oppositori oltranzisti, ma agevolata alla enorme massa di persone, specie (ma non in via esclusiva) tra quelle residenti nelle terre siciliane dove si sono svolti i fatti denunciati, con la partecipazione economica e di interessi.

luogo della uccisione del Giudice Falcone, della moglie e dei poliziotti della scorta

In sostanza la nuova Mafia coinvolge i cittadini, li rende partecipi di affari economici sia come prestanomi che come imprenditori senza concorrenti (in quanto ammazzati, minacciati oppure a loro volta coinvolti). In sostanza la nuova mafia ha creato un sistema di omertà nel quale molti si sono tappati il naso di fronte alla efferatezza dei gesti omicidi e di inquinamento di uno stato del diritto. Nei prossimi mesi i pubblici ministeri andranno ad indagare sulle responsabilità di tale lunga latitanza in un territorio che dovrebbe essere super sorvegliato, anche grazie alle loro stesse attività, ma il sospetto è che la conclusione sarà triste e sconfortante: La Mafia è nella cultura della cittadinanza, è nella omertà di chi ha interesse oppure è vigliacco. E’ la mafia che non ha termini tradotti nel mondo: LA MAFIA DEGLI ITALIANI.

I magistrati uccisi nella lotta alle mafie

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