mercoledì, Maggio 8, 2024
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GREEN PASS

SI INVOCA LA COSTITUZIONE MA LA QUESTIONE E' POLITICA

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Ci sono almeno due rischi che oggi ogni governo deve fronteggiare: quello della pandemia e quello della crisi economica. Il punto di equilibrio sembra essere stato trovato, almeno in Europa, nel green pass.

Siamo alla vigilia della partenza del green pass: accesso ai servizi e ai trasporti solo se vaccinati o con tampone negativo entro le 48 ore o guariti. Quali servizi a quali trasporti e con quali modalità sarà senz’altro oggetto di più interventi rispetto alla versione originaria.

Il punto di equilibrio però per definizione può sacrificare in parte il raggiungimento dell’eliminazione di uno dei rischi e può mettere in discussione l’esercizio dei diritti e libertà fondamentali come quello alla salute, alla circolazione, all’iniziativa economica.

Inevitabile quindi che anche il green pass sia diventato oggetto di dibattito anche acceso. 

Ma in quel dibattito sembra esserci un paradosso come in quello che aveva coinvolto il lockdown e l’obbligo vaccinale.

Chi si oppone invoca la Costituzione: l’argomento è forte e tocca le corde di chi ascolta: la Costituzione tutela la libertà e questa libertà non può essere incisa.

Sembra, effettivamente, che la Costituzione vada in aiuto solo di chi si oppone: oggi di chi non vuole il green pass, ieri di chi non voleva il vaccino e l’altro ieri di chi non voleva il lockdown.

Ebbene, questo ragionamento dimentica una caratteristica fondamentale della nostra Carta fondamentale: non esistono diritti tiranni (Consulta), il diritto è mite (G. Zagrebelsky). 

Tutti i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione – sono parole della Corte Costituzionale quando si pronunciò sul caso Ilva di Taranto (all’epoca il tema era il bilanciamento tra salute e iniziativa economica) – si trovano in rapporto di integrazione reciproca e non è possibile pertanto individuare uno di essi che abbia la prevalenza assoluta sugli altri. 

Oggi iniziamo ad avere qualche riscontro delle alte corti sul vaccino e sul green pass: queste pronunce dovranno avere un ruolo nel dibattito quando si invocano le norme costituzionali e internazionali.

Per il vaccino nessun dubbio che i principi costituzionali consentono, a certe condizioni, l’obbligatorietà (che per ora è prevista per le professioni sanitarie, domani forse per il personale docente). 

Anche le norme internazionali lo consentono come conferma una sentenza recentissima della Corte europea dei diritti dell’uomo: è vero che l’obbligo di vaccinazione è una misura sulla vita privata, ma è finalizzata alla protezione della salute individuale e pubblica volendo perseguire l’immunità di gregge.

In quel caso si trattava dell’obbligo vaccinale infantile previsto dalla Repubblica Ceca che subordinava l’accesso alla scuola materna alla previa vaccinazione salvo che non fosse possibile per ragioni di salute.

Per il green pass è di oggi la pubblicazione di una sentenza da parte del Conseil Constitutionnel francese che ha sostanzialmente ritenuto che la disciplina francese sul pass sanitario non contrasti con la costituzione.

Certo qualche modifica andrà fatta perché, tra gli altri, due passaggi della legge sono apparsi incostituzionali: per il principio di uguaglianza non si può sanzionare soltanto una categoria di lavoratori (o tutti o nessuno non essendo certamente la natura di contratto a tempo determinato o indeterminato che incide sulla trasmissione del virus) e non si può obbligare al confinamento qualcuno solo in forza del risultato positivo ad un test (serve qualcosa in più come, per esempio, un provvedimento specifico che potrà, all’occorrenza, essere impugnato).

Tutto questo conferma un aspetto: non ci sono principi costituzionali che vietino di fare ricorso al lockdown, di prevedere l’obbligo vaccinale o di predisporre un green pass.

I principi costituzionali dicono soltanto che occorrono dei presupposti per poterli prevedere e che occorre bilanciare a seconda dell’evoluzione epidemiologica e, soprattutto, delle conoscenze e dei mezzi a disposizione.

Certamente, un conto era quando non si conosceva nulla, non c’erano vaccini e le mascherine erano scarse. 

Un altro conto è oggi dove abbiamo più dati e dove esiste la possibilità del vaccino: un’opera di Maupal apparsa nelle vie di Borgo Pio a Roma qualche mese fa mostra come il vaccino contro il Covid sia (si spera) il nuovo santo cui affidare le speranze per la ripresa delle attività sociali, culturali ed economiche che la pandemia ha congelato o fortemente ridimensionato.

Ed allora, fermi i principi e gli strumenti a disposizione che sembrano possibili perché non contrastano con principi costituzionali ostativi, il vero problema del green pass è modulare le modalità di attuazione.

Ma la modulazione, una volta rispettati i principi come ci ha ricordato oggi il Conseil Constitutionnel, in realtà coinvolge decisioni politiche nel senso più profondo del termine e, cioè, scelte che i rappresentati devono fare con la naturale responsabilità politica che segue.

Speriamo quindi che il dibattito possa indirizzarsi sulle migliori modalità attuative dello strumento che oggi appare quello che può soddisfare entrambe le esigenze: salute e iniziativa economica.

Fabio Valerini
Fabio Valerini https://atenapress.online
direttore editoriale di Atena Press

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