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Chi ci guadagna e chi ci rimette dall’inflazione che corre?

di Furio Capozzi

Proprio ieri è giunta la notizia dei dati sull’inflazione da parte dell’ISTAT: Secondo le stime preliminari, nel mese di agosto 2022 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,8% su base mensile e dell’8,4% su base annua (da +7,9% del mese precedente).

L’accelerazione dell’inflazione su base tendenziale si deve prevalentemente da una parte ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +42,9% di luglio a +44,9%) e in particolare degli Energetici non regolamentati (da +39,8% a +41,6%; i prezzi dei Beni energetici regolamentati continuano a registrare una crescita molto elevata ma stabile a +47,9%), e dall’altra a quelli dei Beni alimentaria lavorati (da +9,5% a +10,5%) e dei Beni durevoli (da +3,3% a +3,9%). Registrano, invece, un rallentamento i prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +8,9% a +8,4%).

Che significa tutto questo? In parole poverew significa che se un cittadino tiene in casa mille euro, l’anno successivo il valore di questi mille euro si è ridotto di 84 euro. 

bambini tedeschi negli anni 20 giocano con mazzette di banconote svalutate

Quali possono essere le conseguenze pratiche in una situazione del genere, una situazione che non si vedeva dal lontano 1985? Negli ultimi anni i prezzi si sono mantenuti pressoché costanti con la conseguenza di una stabilità sulle variazioni economiche dei servizi, degli stipendi etc. 

Ma ora che l’inflazione si avvicina a valori a due cifre che succede nel mondo reale, al cittadino comune?

Gli effetti della inflazione galoppante sono principalmente quelli elencati qui sotto:

1- sulla distribuizone del reddito

2-sui crediti

3-sui risparmi

4-sulla produzione

5-sui rapporti internazionali 

6-sul debito pubblico

Sul primo punto, la distribuzione del reddito va precisato che le conseguenze negative dell’inflazione saranno presenti principalmente nei cittadini che percepiscono un reddito fisso: Dipendenti e pensionati. Questo per il fatto che, mentre per dipendenti e pensionati gli assegni mensili vengono aggiornati periodicamente, con cadenza anche pluriannuale, l’inflazione non aspetta e si aggiorna mensilmente. Questo provoca una riduzione del potere di acquisto traducibile in un ridotto valore dello stipendio o della pensione. Nel 1945 , per ridurre gli effetti di questo fenomeno, fu introdotto il meccanismo denominato ‘scala mobile’, era un adeguamento automatico dei salari all’inflazione, abolito nel 1992. Gli altri cittadini, quelli autonomi, non subiscono questo effetto negativo in quanto possono adeguare le loro pretese (sempre immaginando che il mercato riesca a fare fronte all’aumento ptoposto, specie per i beni non essenziali).

Sul secondo punto, gli effetti sul credito sono evidenti: i creditori, con un piano programmato in precedenza, restituiranno una somma nominalmente uguale a quella prevista, ma di fatto inferiore in quanto gravata dall’inflazione.

Terzo punto: I risparmi che sono conservati oppure depositati nelle banche subiranno una riduzione facilmente calcolabile sulla base delle percentuali di inflazione calcolata. I cittadini e le imprese che hanno una liquidità si rivolgeranno ai cosidetti ‘beni rifugio’, ovvero i beni mobili oppure immobili che seguono tipicamente le oscillazioni dell’inflazione. Ci si riferisce a quelli del passato: case, diamanti,oro, terreni etc.

Quarto punto la produzione delle imprese, specie nel primo periodo di incremento di inflazione, produce una maggiorazione dell’utile che viene definito in economia ‘rendita di inflazione’ ovvero la differenza tra il valore del bene prodotto prima e dopo l’aumento della inflazione a parità di costo dei materiali primi acquistati ed immagazzinati prima dell’incremento inlazionistico.

I rapporti internazionali prevedono un miglioramento oppure un peggioramento dei flussi di export sulla base dell’aumento dell’inflazione diversificato nei diversi paesi con la conseguenza di prezzi diversi per lo stesso bene nel mercato internazionale. Per questo stesso molti paesi che negli anni hanno avuto una valuta ‘debole’ si sono avvantaggiati nel caso in cui fossero stati degli esportatori forti. In alcuni casi infatti gli stati decidono una riduzione del valore della propria moneta (svalutazione) proprio per consentire, nel breve periodo una forte politica di export. 

francobollo all’epoca dell’iperinflazione tedesca degli anni tra le due guerre

Fu emblematico l’andamento del Marco nella Germania ante guerra di cui riportiamo alcuni dati. La forte svalutazione del marco inizio’ nel secondo decennio del secolo scorso: la quantità di moneta che la banca centrale tedesca mise in circolazione per far fronte alle spese di guerra comportò già negli anni del conflitto ripide impennate dei prezzi, tanto che nel 1920 il costo della vita in Germania era già nove-dieci volte superiore a quello del 1914 (se prima della guerra servivano 4 marchi per comprare un dollaro, nel giugno del 1920 si era arrivati a 40 marchi per dollaro), per toccare la vetta nel novembre del 1923, quando per un dollaro servivano più di 4.200 miliardi di marchi. “L’inflazione”, ha scritto Adam Fergusson, autore di uno dei più noti studi sull’iperinflazione tedesca del 1923, “aggravò ogni problema e distrusse qualsiasi possibilità di rinascita nazionale o di successo individuale e infine produsse proprio quelle condizioni che permisero a estremisti di destra e di sinistra di sollevare le masse contro lo Stato, mettendo classe contro classe, razza contro razza, famiglia contro famiglia, marito contro moglie, lavoratore contro lavoratore, città contro campagna. L’inflazione minò sottilmente la compattezza nazionale proprio quando il bisogno e la necessità avrebbero potuto agire da catalizzatori e da stimoli. A causa della sua natura discriminatoria e profondamente ingiusta, fece sì che ciascuno desse il peggio di se stesso, lavoratori e industriali, agricoltori e braccianti, banchieri e bottegai, politici e burocrati, casalinghe, soldati, mercanti, minatori, strozzini, pensionati, medici, sindacalisti, studenti e turisti, anche questi ultimi. Suscitò paura e insicurezza fra persone che ne avevano conosciuta già fin troppa, favorì sentimenti xenofobi, incoraggiò il disprezzo per il governo e la rivolta contro la legge e l’ordine. Fece opera di corruzione dove questa era sconosciuta e talvolta, troppe volte, dove questa avrebbe dovuto ritenersi impossibile. Costituì il peggiore dei preludi alla grande depressione (anche se distante cronologicamente da questa) e agli eventi che ne seguirono”.

Un ultimo effetto è quello sul debito pubblico. Ovvero lo stato che acquista beni e servizi dovrà spendere di più indebitandosi con la conseguenza che il suo indebitamento produce un aumento della inflazione in una spirale negativa difficile da fermare nel breve periodo. 

Ma esistono soggetti che sono avvantaggiati dall’inflazione? Certamente e principalmente sono:

Importatori

Debitori

Imprenditori e commercianti

Titolari di forme di reddito variabile e non fisso. 

Va inoltre precisato che molti dei manager attuali, con età sui 40 anni, non hanno mai avuto a che fare con fenomeni inflazionistici grandi come quelli che stanno per arrivare, e questa sfida non sarà facile per loro e per tutti i cittadini italiani.

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