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La normalizzazione del fascismo

Narrazioni tossiche di una ideologia

di Furio Capozzi

Prendendo come spunto le prossime elezioni politiche, diversi partecipanti al dialogo politico italiano hanno rispolverato in numerose occasioni il termine ‘fascista’ lanciato contro oppositori più o meno verosimilmente. Gli esempi sono diversi e meritano una particolare attenzione in quanto da queste esternazioni emerge una nuova narrazione del fascismo, diversa da quella che lo ha descritto nel dopoguerra, e che descriveremo più avanti, oppure nel periodo della prima era repubblicana italiana. Gli esempi che prenderemo in considerazione sono: la esternazione di Angelo Bonelli, leader di Europa Verde nei confronti di Carlo Calenda leader di AZIONE ed il fuoco incrociato proveniente da esponenti degli schieramenti politici della sinistra italiana nei confronti di Giorgia meloni, leader di Fratelli d’Italia (FDI), in corsa per diventare la prima presidente del consiglio donna d’Italia. 

Iniziamo con la esternazione di Bonelli Verso Calenda (su twitter) :”Dice Calenda che usare l’esercito non è di destra e né di sinistra? È vero perché è drammaticamente fascista. Calenda non ha strategia energetica e parla per slogan, come sul nucleare: energia costosissima che ha portato la Francia ad indebitarsi. Il futuro sono le rinnovabili”.

E’ evidente in questa esternazione il valore che si da al termine fascista, proprio per il fatto che un qualisasi paese democratico è munito di un esercito anche per evitare aggressioni antidemocratiche e fascuste appunto. Oppure più recentemente l’aggressione a Giorgia Meloni che non riesce a terminare una intervista in contraddittorio senza che sia interrotta con il termine ‘fascista’ da numerosi interlocutori. Ad esempio quando viene accusata per avere utilizzato slogan a favore della famiglia di Dio e della patria, che è il tipico slogan del Papa, al quale nessuno pensa di dare del fascista, almeno per il momento. Addirittura si sono viste manifestazioni di politici come Cirinnà che offendeva il termine patria suscitando l’effetto contrario a quello desiderato.

Monica Cirinnà, senatrice del Partito Democratico

Certamente probabilmente l’ha fatta un po troppo facile nel dire che Giorgia Meloni respinge le radici neofasciste di alcuni suoi seguaci della prima ora, ma da li ad aggredire ogni dichiarazione in maniera netta come dichiarazioni ‘evidentemente fasciste’ non fa altro che alimentare una narrazione che normalizza il fascismo .

Aggressione di Giorgia Meloni a Livorno con sputi e bottigliate al grido di ‘fascista’.

Si perchè sostenere ad esempio che la bandiera italiana e lo slogan viva la patria, ad esempio, sia uno slogan fascista, rende normale agli occhi della popolazione italiana l’ideologia fascista, quella vera , quella che non si presenta alle elezioni ed accetta incarichi giurando sulla costituzione democratica, ma che impone le proprie idee con la violenza estrema e sistematica. In sostanza la dedizione di alcuni attori del dibattito politico verso la giusta lotta contro il fascismo, può trasformarsi in un boomerang nel caso in cui se ne normalizza la citazione in contesti che non rilevano, provocando un potenziale pericolo di non rilevamento di casi evidentemente neo-fascisti che non sarebbero visti per una sovraesposizione mediatica degli aggressori antifascisti verso ogni forma di espressione a loro contraria, appunto appellandola con il termine ‘fascista’. 

Una narrazione del fascismo che pur essendo opposta rispetto a quella filo-fascista e nostalgica delle testate giornalistiche post-belliche, che citeremo avanti, potrebbe provocare involontariamente gli stessi risultati per quello che è il fine ultimo di entrambe le narrazioni: la normalizzazione del fascismo (in senso positivo ed in senso negativo).

Il sorvolo delle Frecce Tricolori

Normalizzavano il fascismo la rivista ‘L’uomo qualunque di Guglielmo Giannini dal 1944 , lo faceva il borghese di Leo Longanesi dal 1950, lo ha fatto su queste testate anche Indro Montanelli che arrivò a sostenere che il regime fascista era buono perchè agli oppositori consentiva una ‘vacanza Balneare senza ucciderne nessuno. Quella vacanza balneare era l’esilio. In sostanza la narrazione di quel periodo tendeva ad una memoria selettiva secondo cui il fascismo andava riscattato in quanto aveva portato in alto il concetto di patria dall’infamia in cui lo avevano precipitato le sinistre filo-bolsceviche, aveva fatto andare i treni in orario, aveva bonificato le paludi, aveva conciliato stato e chiesa, aveva trasformato un paese operetta in una potenza mondiale, dimenticando però le violenze il disastro sociale ed economico, i milioni di morti,le leggi razziali del 1938 etc.

Entrambe queste due narrazioni sono tossiche nei confronti di una giusta narrazione di una ideologia, quella Fascista che distrusse l’Italia con un danno che stiamo ancora pagando, da una parte minimizzandolo e dall’altra richiamandolo per ogni evento anche non pertinente con l’effetto tipico della favola di Esopo : Al lupo! Al lupo!   

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