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Abrahamic Family House

Convivere e condividere nelle differenze

di Fabio Valerini

Nella capitale degli Emirati Arabi Uniti, nel Saadiyat Cultural District di Abu Dhabi, il 1° marzo 2023 la Abrahamic Family House aprirà le sue porte ai fedeli delle tre religioni abramitiche, ma anche a chi, laico o appartenente ad altre religioni,  vorrà approfondire i temi della religione e del dialogo interreligioso.

L’idea rappresenta uno sviluppo del Convegno internazionale sulla Fratellanza che era stato promosso dal Consiglio dei saggi musulmani del febbraio 2019 all’esito del quale  il Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al Tayyeb e Papa Francesco hanno firmato un documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune.

Un documento importante che ruota intorno alla scelta comune di adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta e la conoscenza reciproca come metodo e criterio.

Inaugurata il 16 febbraio scorso, la Abrahamic Family House è pensata proprio come un centro per l’apprendimento, il dialogo e la pratica della fede che comprende tre luoghi di culto separati (una moschea, una chiesa e una sinagoga) e spazi condivisi per la conoscenza e il dialogo.

Il progetto si deve a David Adjaye, un importante e quotato architetto ghanese- britannico, il cui studio Adjaye Associates ha vinto il concorso per la Abrahamic Family House, che ha pensato a “creare un edificio che cominci a superare la nozione di differenza gerarchica e valorizzi la ricchezza della vita umana”.

Per l’architetto la speranza “è che attraverso questi edifici che celebrano tre religioni distinte, le persone di tutte le fedi e di tutta la società possano imparare e impegnarsi in una missione di convivenza pacifica per le generazioni a venire”.

Nella Casa della Famiglia Abramitica si viene accolti dalle palme da datteri che simboleggiano gli ingressi. Entrando, su una superficie di 6.500 metri quadrati, si troverà un basamento a un piano con un Foro al centro dove un ulivo ultracentenario simboleggia la pace e tre luoghi di culto: la Moschea dell’Imam Al-Tayeb, la Chiesa di Sua Santità Francesco e la Sinagoga di Mosè Ben Maimon.

Ogni luogo di culto è un cubo di eguali dimensioni (30 m. x 30 m. x 30 m.) ma architettonicamente differente ed orientato secondo i rispettivi riferimenti religiosi e comprende ciascuno un cortile con giochi d’acqua e alberi e spazi accessori per le pratiche religiose collegati da un giardino sopraelevato come spazio condiviso per la raccolta e la condivisione.

Due i principali elementi della progettazione: il primo è la coppia luce solare (che colpisce ogni casa in diversi momenti della giornata) e acqua. 

Il secondo è la sostenibilità dell’opera che inizia dalla scelta dei materiali impiegati dove si è preferito quelli locali come pure della vegetazione che rende ombra con una bassa necessità di irrigazione.

La facciata della Moschea ha sette archi allungati su ciascun lato dell’edificio e le sue pareti presentano più di 470 pannelli che creano il mashrabiyya una delle caratteristiche dell’architettura islamica. Al suo interno, una griglia interna a quattro colonne creano nove volte ascendenti che orientano i visitatori verso il mihrab.

La facciata della Chiesa appare come una foresta di colonne torreggianti che simboleggia i raggi verticali di luce basata sull’idea di una pioggia di redenzione estatica. All’interno un altare ispirato a quello della Basilica di San Pietro e un crocifisso per così dire stilizzato senza indicazione di razza o credo: l’idea è quella che anche all’interno di una stessa religione il luogo deve poter ospitare tutte le differenti visioni.

Uno scorcio della costruzione

La facciata della Sinagoga di Mosè Ben Maimonè composta da tre serie di colonne a forma di V fanno riferimento a strati sovrapposti di fronde di palma sulla sukkah, un tradizionale rifugio per la preghiera usato durante Sukkot, la festa ebraica del rifugio.

Nella progettazione un ruolo simbolico è stato, infine, affidato anche al giardino rialzato che crea una piattaforma panoramica per ammirare tutte e tre le strutture religiose, promuovendo un senso di armonia e interconnessione pur nella loro individualità verso “un mondo di accettazione, apertura e costante progresso”.

E ciò in linea con l’idea della Fratellanza fondata anche sul “dialogo, la comprensione, la diffusione della cultura della tolleranza, dell’accettazione dell’altro e della convivenza tra gli esseri umani” come strumenti per contribuire “notevolmente a ridurre molti problemi economici, sociali, politici e ambientali che assediano grande parte del genere umano”.

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