giovedì, Aprile 25, 2024
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Si puo’ obbligare un genitore ad amare un figlio?

Una notizia di cronaca giudiziaria ha riacceso i riflettori su un tema caldo: si può obbligare un genitore ad amare un figlio? Lo si può obbligare ad essere un genitore amorevole verso il figlio, presente nella sua vita? Che succede se un genitore si disinteressa del figlio non preoccupandosi neppure di costruire una qualche relazione affettiva?

Sembra proprio questo lo scenario della storia che vede protagonista un prete che, dopo aver messo alla luce una bambina, decide di ritornare alla vita clericale senza neppure riconoscerla né frequentarla.

Almeno è questo quello di cui si lamenta la madre che promuove un giudizio civile per il riconoscimento e decide anche di denunciare penalmente il padre perché sarebbe venuto meno agli obblighi di assistenza morale nei confronti della figlia alla quale, però, versa mensilmente una somma di denaro.

La norma che la madre invoca è l’art. 570 del  codice penale che punisce chi “serbando una condotta contraria all’ordine o alla morale delle famiglie, si sottrae agli obblighi di assistenza inerenti alla responsabilità genitoriale”

Il giudice per le indagini preliminari decide di chiudere caso perché la condotta del padre non è penalmente rilevante: sembra dire che non si può obbligare il genitore a essere un bravo genitore attraverso il codice penale. 

Forse, potrebbe aver pesato a favore dell’archiviazione, oltre al versamento di una somma di denaro, anche il motivo che ha indotto il padre a non instaurare una relazione affettiva e, cioè, la scelta di vita sacerdotale.

Ma qualunque sia stato il dipanarsi della concreta vicenda processuale è bene fare chiarezza su un punto fondamentale anche perché è funzionale a garantire l’interesse, morale e materiale, di ogni figlio.

Un grande maestro del diritto, Massimo Cesare Bianca, era solito ripetere come il figlio abbia diritto all’amore da parte dei propri genitori.

Certamente si tratta di un diritto con un contenuto alquanto particolare perché incoercibile per via giudiziaria.

Nessuno, però, potrebbe seriamente mettere in discussione un principio fondamentale: chi mette al mondo un figlio è tenuto a fornire mezzi economici e anche morali.

E se il genitore non ama il figlio e non lo vuole vedere? Si può obbligare un genitore ad amare il proprio figlio?

Ebbene, qui si aprono i vari scenari processuali e cioè i luoghi dove il figlio potrebbe ottenere la tutela del proprio diritto e interesse all’affetto del genitore.

Una prima via potrebbe essere il processo penale. 

Qui, però, per arrivare ad una condanna è necessario che nel caso concreto si sia superata una certa soglia: la sostanziale dismissione delle funzioni genitoriali deve porre seriamente in pericolo il pieno ed equilibrato sviluppo della personalità del minore. 

Una seconda via potrebbe il processo civile. 

Il figlio potrebbe chiedere al giudice di obbligare il genitore a frequentarlo, a creare una relazione sotto la comminatoria di una sanzione pecuniaria, e, cioè, una sorta di penale per l’inadempimento futuro?  

Una recente sentenza della Cassazione ha escluso questa opzione che altrimenti sarebbe stata teoricamente percorribile e magari in alcuni casi anche efficace:  tutt’al più si può ammonire il genitore anaffettivo, si possono proporre percorsi condivisi di rielaborazione e miglioramento dei rapporti affettivi in accordo tra genitori e minore, ma non si può ricorrere ad una “monetizzazione preventiva e una conseguente grave banalizzazione di un dovere essenziale del genitore nei suoi confronti”.

Ebbene: se la via penale potrebbe non essere sempre percorribile, se la via civile preventiva non appare percorribile significa che non c’è rimedio al genitore che non intende avere nessuna relazione con il figlio?

La risposta qui deve essere chiara onde evitare che da alcune affermazioni riferite a casi concreti si possa generalizzare: il genitore che non vuole essere genitore viene meno ai suoi doveri e danneggia il figlio.

Nessun dubbio oggi che il figlio possa agire per chiedere il risarcimento del danno che si chiama endo-familiare. 

L’esistenza di una possibile azione soltanto risarcitoria, lascia comunque con l’amaro in bocca perché significa aver previsto l’intervento dello Stato solo dopo che l’interesse del figlio è stato leso dalla condotta del genitore che non vuole nessuna relazione magari dopo una decadenza dalla responsabilità genitoriale pure possibile.

Ed allora potrebbe essere bene ripensare alla possibilità di condannare a una sanzione pecuniaria il genitore fino a quando non intrattiene una relazione con il figlio, ma soprattutto, pensare alla formazione dei futuri genitori che potrebbe contribuire ad attenuare la conflittualità familiare con indubbio vantaggio prima di tutto per i figli.

AMAZON !

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Passo le ore nella ricerca di Amazon per tentare di conoscere tutti gli oggetti che contiene. Come è bello quando ti appare esattamente l’oggetto che cercavi del colore che volevi e ad un prezzo in offerta!
Oggi mentre cercavo tutto compiaciuto nel logaritmo di Amazon che indovina esattamente i miei pensieri riflettevo su che cosa mi piacerebbe trovare…
Quanto sarebbe bello trovare le cassette che il tuo amico registrava con le canzoni che volevate sentire insieme, con tanto di copertina ripiegata dove c’era il titolo delle canzoni scritte con il pennarello.
Pensate di poter ordinare su Amazon mezzo chilo di pasta sfusa come lo prendevate da Giorgio il piccolo alimentari sotto casa dove poi lasciavi segnato, che significava scrivere quanto dovevi pagare su un foglio di giornale, che poi a fine mese si facevano i conti.
Quanto vorrei trovare su Amazon quella bicicletta comprata a Porta Portese la domenica mattina, quella con il cambio al centro delle gambe che tanto ti sembrava una macchina da Formula 1.
E come sarebbe comprare nella sezione elettronica di Amazon le casse usate che hai comprato a via Sannio quel sabato mattina perché il sabato pomeriggio avevi una festa a casa?
Come vorrei trovare nella categoria ricambi automobili quel sedile della Panda Young testimone delle tue prime pulsioni giovanili!
Nella categoria orologi vorrei trovare la macchina del tempo: il primo orologio digitale che ho visto in vita mia, era nero plastica e gomma , quattro funzioni ed incredibilmente segnava anche il bisestile.
E non sarebbe bello nella sezione abbigliamento ritrovare la tuta acetata australian, che era l’unica tuta da ginnastica della quale avevi diritto per un intero anno scolastico estate compresa?
Mentre cercavo queste cose nella barra di ricerca del mio account Amazon sotto tanto comparivano articoli adeguati alla mia età, fissativi per dentiere, pannoloni per anziani i continenti, i bastoni a tre piedi per camminare con gli acciacchi.
Me lo sono meritato! La giusta punizione per chi per un momento ha dubitato delle magnifiche sorti e progressive.

Il problema dei NEET in Italia

Nel 2020, come riportato dal rapporto ISTAT pubblicato a fine Febbraio 2021,in Italia sono aumentati i NEET, ovvero i giovani che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione e che spesso vivono in una, palese o meno, condizione di disagio ed esclusione sociale. NEET e’ un acronimo inglese che sta per Neither in Employement nor in Education or Training. I dati parlano del fatto che ad essere maggiormente colpite, specie in periodi di crisi, come lo e’ stato il periodo Covid 19, lo siano state le donne in Italia ed i giovani italiani in genere in Europa. Infatti dai dati Eurostat risulta che l’Italia sia il primo paese in Europa per numero di NEET presenti sul territorio. In particolare risulterebbe che il 20,7% dei giovani italiani siano nella condizione NEET contro il 12,5% della media europea, con un distacco notevole che merita una attenzione particolare. Per quale motivo in Italia due milioni di ragazzi e ragazze non lavorano e non studiano? Ben 1 su cinque. In una certa maniera il 2020 ha avuto un impatto notevole sul genere femminile, aumentate di 36 mila unita’ (+2,7%). Questo ha fatto emergere il notevole divario, record nel record europeo, detenuto dalle giovani donne italiane: il 30,6% delle ragazze tra i 15 ed i 29 anni non fanno nulla, contro il 20,2% dei maschi coetanei. Tra queste ragazze va notato che nel mezzoggiorno la presenza dei NEET femminili e’ del 33% contro il 14,5 del Nord e 18,1% del centro Italia. Spicca in particolare la Sicilia con il 40,8% e la Campania con il 37,9 % (Dati Istat 2019).

Come affrontare la analisi di un problema complesso che emerge in maniera prepotente e che potrebbe minare l’intero futuro di una nazione?

Innanzitutto analizziamo chi tipicamente rientra nella categoria dei NEET: Si tratta di giovani con disabilita’, giovani scoraggiati da precedenti esperienze lavorative o di studio che non sono state soddisfacenti, giovani che si dedicano alla cura di persone con bisogni particolari in famiglia, persone in attesa di opportunita’ migliori etc.

Una delle evidenti motivazioni originarie di questo fenomeno e’ il tipico modello di walfare basato sulla famiglia, nella quale, sempre per motivi di tipo culturale, e’ la donna a farsi carico delle assistenze anche dei figli, specie nei casi di gravidanza precoce.

Per risolvere il problema bisogna procedere a politiche che ridiano fiducia ed ossigeno ai giovani. In particolare spingendo in direzioni diverse: Progetti di agevolazione alle assunzioni dei giovani con decontribuzione oppure esenzione dei versamenti previdenziali, agevolazione alla impresa giovanile, snella, basata su principi di “Garanzia Giovanile” da parte dello stato italiano, assistenza esterna alle problematiche di sostegno alle famiglie con componenti disabili oppure con problemi sociali. Queste sono le vie da percorrere e che in parte lo Stato in diverse forme, e con diversi governi succedutisi, ha tentato di arginare il fenomeno dilagante.

Certamente vi sono stati dei provvedimenti che sono andati in direzione opposta alle intenzioni dichiarate, oppure che, partiti come provvedimenti che avrebbero dovuto risolvere dei problemi diversi hanno avuto come effetto collaterale quello di aggravare la situazione dei NEET. IN particolare ci si riferisce al Reddito di Cittadinanza introdotto con il governo precedente a quello attuale (Conte), che aveva lo scopo di ‘eliminare la poverta’ dall’Italia, che ha pero’ portato verso la categoria dei NEET un enorme numero di persone che, a causa dei meccanismi, umani da una parte, normativi dall’altra, hanno preferito e continuano a preferire una sussistenza senza lavorare. Alcuni progetti dedicati alla risoluzione del problema del crescente numero dei Neet stanno avendo successo e sono basati sul tentativo di risoluzione strutturale del problema. Ad esempio l’UNICEF ha messo in campo un progetto denominato NEET Equity, selezionato dal Dipartimento delle Politiche Giovanili ed il Servizio Civile Universale. IL progetto si e’ sviluppato in tre Comuni Italiani (Napoli, Taranto e Carbonia) e si poneva l’obiettivo generale di migliorare la capacita’ del territorio nel costruire politiche attive partecipate a favore della inclusione dei giovani Neet. Il progetto che si articolava su tre ambiti di attivita’: ricerca, laboratori urbani, di partecipazione e forum, si rivolgeva a ragazzi e ragazze tra i 16 e 22 anni, nella delicata fase di transizione dalla scuola secondaria al mondo del lavoro, e’ stato avviato nel Maggio 2018 e si e’ concluso a Gennaio 2021. I Laboratori Urbani di Partecipazione (LUP) sono spazi di ascolto e di coinvolgimento dei giovani, realizzati a partire dalle loro competenze e dall’esperienza del volontariato sociale. 

I LUP sono stati promossi nelle tre città di progetto ed hanno rappresentato un momento partecipativo virtuale che ha messo al centro le giovani generazioni raccogliendo le loro idee, proposte, spunti ed esigenze per la valorizzazione delle potenzialità proprie e del territorio di appartenenza. Il tema dei LUP è stato quello delle “Idee per la Ripartenza”, un momento per reimmaginare la società oltre il periodo di emergenza che stiamo vivendo a causa Covid-19, un’occasione per stimolare, attivare e ri-attivare la creatività e l’ingegno dei giovani del progetto NEET Equity.

Un altro progetto che ha avuto un grande successo a livello di risultati e’ stato lanciato da Action Aid con il programma LAVORO DI SQUADRA, lanciato nel 2014, aveva come scopo quello di costruire un solido ponte tra la formazione ed il lavoro per la categoria di ragazzi appartenente ai Neet.

Insomma, per superare il problema c’e’ bisogno di partecipazione, di incontri di gruppo con i giovani, c’e’ bisogno di orientamento, di un cambiamento di cultura, di restituire fiducia nel giovane, fiducia che di certo non passa attraverso una mancetta per non lavorare e disincentivante nei confronti della attivita’ lavorativa, se prolungata nel tempo. La questione dei Neet, che molti vedono come un problema lontano, e’ invece un problema collettivo, lo stato ha bisogno della partecipazione alla vita sociale del giovane e deve combatterne ad ogni costo il suo allontanamento, anche per evitare, oltre al problema sociale evidente, tutti gli altri problemi che porterebbe dietro: disturbi sociali, disturbi alimentari, malattie psicosomatiche etc.

Denatalita’ e crisi economica

L’Istat ha da poco pubblicato i dati relativi alle nascite di Gennaio 2021: la media giornaliera delle nascite e’ di 992 unita’ contro le 1.159 dello stesso periodo dello scorso anno. Il totale mensile e’ di 30.767 con un calo di oltre 5 mila nati rispetto all’anno precedente, corrispondente al 14,3%. La serie negativa c’e’ stata anche a novembre con -8,2% e Dicembre -10,3% rispetto ai rispettivi mesi dell’anno precedente (2019). La denatalita’ dell’anno 2020 inizio’ con un ‘rassicurante’ -2,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, in linea con gli ordini di grandezza della serie degli anni precedenti, ma, diversamente da quello che alcuni si aspettavano, il periodo Lockdown e successivi, hanno fatto crollare i valori di natalita’ ad un nuovo record negativo, in una paese, l’Italia, che di questi record e’ campione assoluto a livello mondiale. Si stima una ulteriore decrescita nel prossimo periodo Febbraio-Ottobre di un (ulteriore, si intende) -2,74%. C’e’ a questo punto da chiedersi quali possano essere state le motivazioni che hannno spinto a questa denatalita’ record per il periodo, proprio in un periodo nel quale, in risposta ad un picco di mortalita’ ci si sarebbe aspettata una reazione positiva con una spinta alla natalita’. Andando ad analizzare i dati relativi alle denatalita’, corrisponderebbe un picco negativo di concepimenti, proprio nel periodo in cui la spinta mediatica negativa verso la situazione imperversava sulle televisioni. Era il periodo delle bare sui camion militari, il primo lockdown, quello serio e non il secondo che invece aveva assunto il carattere di scarsa serieta’. Adesso, applicando quindi un punto percentuale di denatalita’ ogni cinque punti percentuali di aumento della mortalita’ tendenziale nel periodo dei nove mesi precedenti, potremmo calcolare, si intende, in maniera del tutto empirica e senza pretese matematiche, visto che si tratta di comportamenti umani, per natura variabili, anticipazioni su quello che potrebbe accadere nel periodo prossimo, dal momento che e’ evidente che le scelte di concepimento sembrano legate al grande numero di morti per pandemia nel periodo.

DATI ISTAT

Lo scenario che ci aspetta nell’anno 2021 e’ di 317.000 nati con lo scostamento massimo mai visto in Italia nella sua storia, anche considerando il pessimo anno horribilis 2020 con 404.000 nati. In sostanza, la derescita strutturale della denatalita’ e; evidentemente legata ad una percezione negativa del futuro e la comparsa del Covid-19 non ha fatto altro che incrementare tale percezione, con le conseguenze di cui abbiamo parlato. 

E’ evidente ad esempio come in Lombardia la denatalita’ nello stesso periodo sia stata maggiore rispetto alla Sicilia, dove la pandemia ha imperversato successivamente, con ritardo. Per quanto riguarda le conseguenze relative alla denatalita’ in un paese come l’Italia, parleremo approfonditamente in un prossimo articolo. Fonte Istat.

Apple Music vuole sfidare Spotify con streaming in HD

Nella guerra tra le major per spartirsi la distribuzione musicale in streaming, Apple sta prendendo una decisione che potrebbe cambiare gli equilibri del mercato: e’ pronta a lanciare una piattaforma di Musica liquida in modalita’ Hd. Circa venti anni fa la Apple lancio’ sul mercato un nuovo sistema di acquisto di musica: ogni brano doveva costare solo 1 dollaro a prescindere dall’autore e dal brano. Sembrava una rivoluzione epocale e nessuno avrebbe pensato di dematerializzare una intera raccolta musicale e racchiuderla in una connessione internet, con la possibilita’ di avere accesso a quasi tutti i brani mai pubblicati, a seguito del pagamento di un abbonamento mensile, esiguo rispetto al valore della raccolta. Sono quindi nati servizi di abbonamento tra i quali Spotify, Tidal, Deezer, Apple Music, Amazon Music etc. Tutti offrono sostanzialmente lo stesso servizio: uno streaming ad una accettabile qualita’. Ad esempio attualmente sia Apple Music che Tidal e Spotify trasmettono audio nello standard file Aac a 256 Kbps. Ovviamente si e’ distanti dalla qualita’ di un Cd, considerato uno standard che e’ di 44.1 khz e 16 bit. Secondo la rivista Mac Rumors le prove di Apple Music Hd sarebbero contenute nel sistema operativo Ios 14.6 il cui aggiornamento dovrebbe essere rilasciato nelle prossime settimane. Si tratta della possibilita’ di ottenere “audio lossless” in streaming stereo di alta qualita’ e tramite Apple Music App. Per accedere al servizio sarebbero compatibili sia Airpod che Airpod pro ma sarebbero esclusi gli airpod di prima e seconda generazione. Non e’ chiaro quale sara’ il codec che utilizzera’ la Apple per questo streaming. Si potrebbe trattare di un formato proprietario oppure Aptx Adaptive di Qualcomm o l’LdAc di Sony. Secondo un noto portale l’Hits Daily Double, il canone potrebbe arrivare a costare 9,99 Euro al Mese, bassissimo rispetto ai 14,99 al mese richiesti ad esempio per Amazon Music Hd con una qualita’ audio sia a livello di Cd che Ultra Hdcon frequenza di campionamento di 192 Khz. Vedremo se questo nuovo progetto di Apple si imporra’ come una svolta nella qualita’ audio in streaming nei mercati di massa. Certo c’e’ da dire che, per sia per la spesso scarsa capacita’ dell’ascoltatore, che per i sistemi di ascolto, nonche’ per i luoghi in cui tale musica viene ascoltata ,la qualita’ Cd potrebbe essere una chimera in relazione al risultato reale che sarebbe ottenuto in termini di ascolto. Infatti come si puo’ notare da questo paragone di due spettri di frequenza che riportano l’andamento delle frequenze riprodotte da un sistema mp3 a 128kbps e un sistema Wave in qualita’ Cd, la decadenza maggiore al ridursi della frequenza di campionamento, si ha, per il noto teorema di Nyquist, nella parte delle frequenze alte. Quindi proprio nella parte di frequenze che negli anni vengono perse dall’essere umano per vetusta’ dell’orecchio. Di conseguenza si puo’ affermare che i fruitori migliori dei sistemi in hd potranno essere i giovanissimi che altrimenti ascolterebbero la musica un po piu’ “cupa”. Per quanto riguarda invece i meno giovani, la musica che ascolterebbero, sia in qualita’ attuale che in qualita’ hd, sarebbe sempre carente sulle frequenze acute, rimanendo sostanzialmente uguale in quelle basse. La figura sotto rende perfettamente l’idea

Criticita’ delle scelte nelle procedure Vaccinali Covid-19

Vorrei descrivere, in questo breve articolo, le procedure, molto discusse in diverse sedi, relative alle vaccinazioni nei centri convenzionati dalla Regione Lazio come Poli Vaccinali Covid-19, dalla procedura preliminare di prenotazione, fino alla inoculazione presso il centro. In particolare ci si riferisce ad un Polo vaccinale della capitale, presso il quale il sottoscritto ha avuto modo di ricevere la prima dose oggi. Innanzitutto va precisato che la priorita’ di accesso al vaccino, era consentita in origine solo agli ultraottantenni o a persone anziane, unitamente ad alcune categorie che, pur non avendo particolari rischi di criticita’ legati al fattore soggettivo, e’ stato deciso dalla politica che fossero da tutelare piu’ di altri per diversi motivi. Ci si riferisce a medici ed operatori sanitari che per ovvii motivi di salvezza collettiva dovevano giustamente essere salvaguardati, ma ne sono stati aggiunti altri che, a parere di molti, non avevano una motivazione valida per avere una priorita’ nelle file di attesa per il vaccino, che sono quelle legate a fattori di rischio soggettivi tra i quali l’eta e le patologie croniche che fanno aumentare la mortalita’ in caso di affezione da Covid-19. Nella Regione Lazio la disposizione normativa prevedeva ad esempio che il personale universitario, anche non docente, ed a prescindere da condizioni di rischio, avesse una priorita’. Da questa scelta e’ nata una diatriba importante, ovvero una critica al fatto che, per la prima volta, fosse stilata una lista tra le persone che avessero diritto ad una maggiore opportunita’ di sopravvivere rispetto ad altre, a prescindere da condizioni soggettive, ma in dipendenza delle condizioni della attivita’ svolta. In sostanza si e’ deciso che un ricercatore universitario a basso rischio soggettivo, in salute, trent’enne, non docente, avesse piu’ diritto di sopravvivere di una cassiera sessantenne, magari cardiopatica ed a contatto con migliaia di persone al giorno. E’ la prima volta nella storia, ad esclusione del periodo anteguerra, che la politica stilasse un elenco di persone che erano piu’ dignitose di sopravvivenza rispetto ad altre in base alla loro attivita’ lavorativa. In alcune Regioni, diverse dalla Regione Lazio, ad esempio la Toscana, si e’ deciso ad esempio che un Avvocato avesse piu’ diritto di sopravvivere di un ingegnere anche se malato oncologico. Ad oggi la situazione e’ normalizzata, ma solo perche’ tutti quelli che secondo la politica avevano piu’ diritto di sopravvivere, sono stati vaccinati. C’e’ da chiedersi quanti malati cronici a rischio sono morti a causa di questa scelta della quale, si spera, qualcuno sara’ chiamato a rispondere prima o poi. 

IL DILEMMA DEL 2021:

CHI VACCINARE PRIMA? ANZIANI, PERSONE FRAGILI,

OPPURE PERSONE CHE SVOLGONO PROFESSIONI

CONSIDERATE PIU’ UTILI DI ALTRE?

Un ulteriore fattore di criticita’ rispetto alla procedura di vaccinazione che mi ha colpito e della quale perplesso ho informato il dirigente che presiedeva la vaccinazione, senza ottenere risposta, e’ stata la procedura legata alla identificazione del soggetto a cui somministrare il vaccino: in pratica non c’e’ identificazione. Non si identifica nessuno, non viene chiesto alcun documento identificativo. Semplicemente ci si presenta all’ingresso con il foglio ricevuto dopo avere prenotato inserendo semplicemente codice fiscale e numero della tessere sanitaria e si viene vaccinati. La ovvia conseguenza e’ che, vista la situazione di crisi economica aggravata del momento, qualcuno furbetto, possa proporre ed ottenere uno scambio di persona a pagamento. Ovvero ci sarebbe la possibilita’ di ottenere il vaccino al posto di un avente diritto, senza che ci sia alcun tipo di verifica della identita’ e quindi facendola franca. 

Liberta’ di espressione e di esistenza

L’AUDIO INTEGRALE DELLA TELEFONATA TRA RAI, ORGANIZZATORI, AUTORI E FEDEZ

Inizia la esibizione di Fedez al Concerto del 1 Maggio: “E’ la prima volta che mi è successo di inviare un testo di un mio intervento perchè doveva essere messo al vaglio per approvazione da parte della politica”. Così esordisce Fedez in apertura della sua esibizione canora. Ad ascoltare questa sua affermazione ci si immagina la sua difficolta’ di espressione che sarebbe stata lesa, se non si leggesse il finale di questo articolo. Di queste difficoltà ne ha parlato poco più avanti nel suo discorso, citando la vice direttrice di ‘Rai Tre’ Ilaria Capitani e dicendo che definisce il contenuto da lui esposto nel suo discorso ‘inopportuno’. Poco dopo riferendosi a tutti augura un ‘buon primo maggio ai lavoratori e anche a chi un lavoro ce l’ha ma , non ha potuto esercitarlo per oltre un anno’. Qui possiamo notare Fedez infuocato rispetto alla non curanza del presidente del consiglio Draghi riguardo al settore dello spettacolo, regolato da normative stabilite negli anni quaranta e mai modificate a dovere fino ad oggi, ponendo in contrapposizione la tempestiva risposta del presidente del consiglio per quanto riguarda la SuperLega.
Cita Andrea Ostellari per via del blocco del Ddl Zan, un disegno di legge di iniziativa parlamentare, massima espressione del popolo, già approvato alla camera per via di questioni a loro avviso più importanti!
Testuali parole: ‘il senato non ha avuto tempo per il Ddl Zan perchè doveva discutere:L’etichettatura del vino;
-La riorganizzazione del Coni;
-L’indennità di bilinguismo ai poliziotti di Bolzano;
-Il reintegro del vitalizio di Formigoni;
Queste secondo loro sono cose più importanti, della tutela dei diritti di persone che vengono discriminate ogni giorno fino alla violenza.
A questo punto capiamo che di fondo c’è un problema di pensiero, perchè non è chiaro come sia possibile che, nonostante l’articolo 21 della Costituzione, citi: ‘Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione’ ci sia stato il tentativo della Rai di soppressione di un pensiero, cosa molto grave soprattutto se riferita alla questione dell’omofobia e dei diritti umani. Ma mentre ritengo che sia ovvio che tutti dobbiamo sentirci liberi di esporre il nostro pensiero senza la paura che qualcuno possa censurarlo, liberi di indossare uno smalto senza essere pregiudicati rispetto al nostro aspetto o al nostro orientamento sessuale. La libertà di proferire il proprio pensiero è un diritto fondamentale dell’uomo e in quanto tale non può essere censurato e per nessun motivo deve essere considerato giustificazione valida alla violenza, dall’altra, per dovere di cronaca, siamo andati a verificare la registrazione che la controparte interessata, ovvero la RAI, ha proposto integralmente e nella modalità’ pubblica:

Si ascolta lo stesso stralcio di telefonata che e’ stato proposto da Fedez con una aggiunta che, a questo punto non e’ irrilevante. Si tratta dell’intervento di uno degli autori del programma, Massimo Cinque, che spiega al Fedez che può’ dire tutto quello che vuole nel rispetto del diritto di replica in quanto il programma e’ un pubblico servizio e come tale deve rispettare tale giusto diritto. In sostanza sembrerebbe che Fedez, Sapientemente abbia tagliato parti essenziali della telefonata per aumentare le sue ragioni in relazione all’argomento trattato ma, cancellando tutta la parte nella quale gli autori spiegavano che il diritto di espressione era tutelato a patto del rispetto del diritto di replica sancito dall’art. 8 della Legge 47/1948. Quindi, alla luce della questione esposta nella sua interezza sembrerebbe inesatta la ricostruzione fatta dal Fedez in quanto sapientemente incompleta, dall’altra invece, non si capisce il ruolo e la scelta degli autori i quali, sapendo in anticipo quali sarebbero state le affermazioni del Fedez in relazione a persone che erano note, non avrebbero provveduto a chiedere alle stesse di partecipare alla trasmissione in contraddittorio, o almeno cosi sembrerebbe siano andati i fatti alla luce delle opposte dichiarazioni.

La pretesa degli ambulanti della Capitale

Ieri abbiamo assistito ad uno spettacolo che sarebbe stato tipico negli anni 70, anni in cui le rendite di posizione imperversavano: gli ambulanti (commercianti ambulanti) della Capitale hanno bloccato le strade con i loro furgoni con l’intento di portare alla evidenza il loro presunto diritto alla detenzione della licenza di venditori ambulanti, sine die, ovvero senza una scadenza, come se ne fossero i proprietari, e quindi nella pretesa che il Comune di Roma Capitale non proceda alla preannunciata messa al bando delle licenze pubbliche che oramai da sempre, sono detenute dagli stessi soggetti che, a volte ne dispongono liberamente vendendole oppure affittandole. Alla base dello scontro c’e’ la direttiva Europea 2006/123/CE, altrimenti conosciuta come direttiva Bolkestein, dal nome del commissario europeo per il mercato interno della Commissione ‘Prodi’ che ha curato e sostenuto questa direttiva che quindi per semplicità’ viene indicata con il suo nome. La direttiva e’ stata emanata nel 2006 e prevede il fatto che il mercato europeo, o meglio, in questo caso, l’accesso al mercato europeo debba essere piu’ libero e deregolamentato possibile, a partire dalle attività’ di servizi, fino alle attività’ relative al commercio appunto. Sono state previste alcune deroghe relative a servizi svolti per la tutela dello stato oppure per la tutela di determinate fasce sociali deboli. Infatti la direttiva non riguarda la eliminazione dei monopoli che rimangono ma riguarda il libero accesso alle attività’, tra le quali quella del libero commercio, oppure, nel caso di un commercio che prevede un numero massimo di operatori, il fatto che la assegnazione di tali licenza debba avvenire per gara e non possa essere trasferita privatamente, come invece e’ venuto fino ad ora in Italia, ma soprattuto nella Capitale. La questione della libera circolazione dei servizi e del commercio e’ direttamente collegata con la crescita economica della Comunione europea ma, chiaramente, configge con gli interessi privati degli attuali detentori delle licenze di commercio ambulante che, credevano, visti i tempi trascorsi, che la licenza fosse di loro proprietà’ e non una concessione pubblica soggetta ad ovvie rotazioni sulla base di gare di assegnazione. Va precisato comunque che la direttiva in questione e’ una direttiva quadro e non entra nel dettaglio della esecuzione di questa agevolazione di accesso al commercio ed ai servizi nell’ambito comunitario, che comunque sono demandati alla politica. i punti fondanti sono 3:

L’ex commissario europeo Frits Bolkestein

1-Eliminazione degli ostacoli alla liberta’ di stabilimento

2-eliminazione degli ostacoli alla libera circolazione dei servizi

3-instaurazione della fiducia reciproca tra gli stati membri.

Sulla base di queste normative e sulla base del blocco delle strade della Capitale, nelle quali e’ rimasta imbottigliata il sindaco Raggi, e’ stato preannunciato dalla stessa che “questo ricatto sara’ punito” e che “i bandi di assegnazione a gara delle licenze saranno pronti entro il 2021”. Vedremo cosa intende il Sindaco della Capitale e cosa faranno gli ambulanti che non hanno intenzione di recedere nelle rendite di posizione acquisite da anni di stasi nel libero accesso al commercio.

Tecniche di microfonazione della chitarra elettrica


La mistica arte del saper registrare il suono della chitarra elettrica ha sempre affascinato tutti noi musicisti, ma cosa c’è veramente dietro ? 

in questo articolo troverete alcune linee guida importanti, che potrebbero fare la differenza nelle registrazioni o comunque, potrebbero servire per approfondire alcuni concetti legati all’argomento.

Prima cosa, regola principale da stampare bene in testa:

La registrazione del vostro amplificatore con qualsiasi tecnica, non vi darà mai il suono che sentite stando davanti alla vostra cassa.

L’errore più grosso che tutti compiono iniziando a registrare il proprio suono è cercare di ricreare l’esatta copia di quello che ascoltano stando davanti al proprio amplificatore, questa cosa non è possibile dato che un qualsiasi microfono ha una risposta in frequenza differente e quindi quando si registra un suono, non sempre si ottiene l’esatta copia di quello che si sta ascoltando, anzi quasi mai.

“Ma allora a cosa serve registrare se poi tutto suona diverso ?” 

Diciamo che tutto suona diverso perchè si tiene come riferimento l’ascolto del chitarrista durante la sua esecuzione, ma durante un qualsiasi live il pubblico ascolta il sound microfonato del vostro ampli, e non il suono o la sensazione che avete voi suonando a due metri dalla cassa (tranne chi ascolta proprio vicino al palco)

Sono due suoni PROFONDAMENTE diversi che molto spesso creano confusione tra musicisti e fonici

Andiamo ad analizzare il concetto:

Come abbiamo iniziato a spiegare nell’articolo scorso, la catena di registrazione non finisce con la cassa del vostro ampli ma è molto più complessa, anzi oserei dire che inizia dopo la vostra cassa. 

Il MICROFONO è l’OGGETTO CHE PIU’ DETERMINA IL SUONO durante un LIVE o una sessione in studio, il microfono è molto più importante di qualsiasi strumentazione costosa, basta avere un microfono posizionato male e tutto il vostro “teorico” sound sparirà nel nulla.

“Ma quindi come faccio a microfonare?”

Bene primo passaggio è farsi una chiara idea e studiare i vari tipi di microfoni, ogni microfono ha una sua caratteristica timbrica che nel bene o nel male cambia il suono, ogni microfono può essere più o meno sensibile su alcune frequenze, e rispondere meglio ad alcuni generi di musica, un esempio per tutti, il mitico shure SM57 è un microfono essenziale per qualsiasi genere rock metal, e magari molto meno utilizzato per chitarre jazz o fusion

Di microfoni ne esistono tanti, con tantissime differenze sia costruttive che di funzionamento, un microfono a condensatore suona diversamente da un microfono dinamico, e da un microfono a nastro, ma molto probabilmente il mix di questi tre sound potrebbe tirare fuori proprio il suono voluto. Quindi stabiliamo alcuni concetti base per arrivare il più vicino possibile al nostro suono:

La prima cosa da fare è capire come posizionare il microfono.

  • LA LEGGE SPICCIOLA DI BASE E’ CHE PIU’ UN MICROFONO E’ POSIZIONATO AL CENTRO DEL CONO E PIU’ NOI SIAMO IN GRADO DI OTTENERE SUONI ACUTI CON MOLTI ALTI E MOLTA PRESENZA
  • PIU’ IL MICROFONO SI SPOSTA VERSO IL BORDO DEL CONO E PIU’ IL SUONO TENDERA’ A SCURIRSI DANDO OVVIAMENTE UN RISULTATO DIVERSO CON MENO ALTE MA PIU’ CORPO

Non esiste un giusto o uno sbagliato sono gusti personali, e ovviamente per richiamare il proprio suono un chitarrista DEVE conoscere dove vuole che il fonico posizioni il microfono, perché DEVE sapere che da quel punto esatto, il SUO suono avrà quelle determinate caratteristiche (Altrimenti si andrà sempre a gusto del fonico facendo magari non felice il musicista che magari si aspetta altro)

Questo è un tipico schemino di come si microfona un cono:

schema delle definizioni nella microfonazione di una chitarra elettrica

L’immagine spiega esattamente i punti “Strategici” da scegliere per ottenere suoni diversi dallo stesso cono senza aggiungere pedali effetti o altro, basta spostare il microfono dalla posizione centrale detta “cap” alla posizione “cap edge” per ottenere totalmente un altro suono (può sembrare assurdo ma parliamo di cm). Lo spostamento anche di 2cm del mic da una posizione ad un’altra genera un suono totalmente diverso, starà poi al chitarrista e al fonico scegliere quale posizione sia più adatta per il proprio genere di musica

Quindi dopo aver scelto la prima posizione passiamo all’angolazione, come possiamo vedere sempre nella foto il microfono può essere anche angolato per ottenere suoni ancora diversi, normalmente si angola il microfono per ottenere dei “tagli” sulle frequenze medio alte, che potrebbero risultare molto invasive e quindi ancora una volta senza agire su pedali etc, basta semplicemente spostare il microfono nella giusta direzione per ottenere il risultato voluto

Ultima cosa da tenere bene a mente è la distanza dal cono, diciamo che sempre in linea teorica se allontano il mic tende a riprendere più “stanza” (ovvero il riverbero dell’ambiente in cui si suona), se avvicino il mic riprendo più sorgente. Io sono un grande amante dei mic posizioni molto vicino alla griglia dell’ampli, perché a mio avviso restituiscono un suono molto preciso e meno sporco rispetto ad un mic posizionato molto lontano dalla cassa, che magari, soprattutto in situazioni live, potrebbe riprendere rientri di altri strumenti

Il mio consiglio per chiunque voglia affacciarsi al mondo della registrazione, o chiunque voglia approfondire questo argomento, e’ quello di fare delle prove.Nulla è casuale, bisogna mettersi davanti al computer, davanti al banco, o a qualsiasi altra forma di registratore dove può essere collegato un mic e fare delle piccole take con diversi spostamenti di microfono e scegliere alla fine quale sia la migliore secondo il proprio gusto. 

Una volta trovata, usate il caro vecchio nastro adesivo e segnatene la posizione. Questa cosa vi permetterà senza perdere tempo di andare a colpo sicuro per posizionare la volta successiva il microfono nella posizione esatta.

Ovviamente la microfonazione dell’ampli può essere fatta anche con più microfoni (come nella foto sopra della mia testata), ma necessita di vari accorgimenti che approfondiremo in un altro articolo perché andremo a parlare di Fase e di Mix di microfoni

Spero che questa mini guida possa essere utile almeno a chiarire alcuni concetti base sulla registrazione della vostra cassa. Ovviamente approfondiremo il tema, perché è un argomento cosi grande che non a caso è la base per svolgere bene il Mestiere di tecnico del suono.

Il futuro degli studi di registrazione

PRIMA REGISTRAZIONE UMANA CONOSCIUTA/ 1860 /Au Clair de la lune (Fonoautogramma)

Di Furio Capozzi:

Gli studi di registrazione, nel corso degli anni hanno subito cambiamenti sempre piu’ frequentemente, al passo con le variazioni tecnologiche che, come e’ noto, progrediscono con un andamento che non e’ lineare, bensi’ logaritmico. Ovvero al passare degli anni si e’ notato un miglioramento dei dispositivi tecnologici di supporto, con una velocita’ sempre maggiore. In origine gli studi di registrazione non esistevano in quanto la musica veniva tramandata verbalmente, fino a quando non fu pensato il primo sistema di notazione musicale. Si ha conoscenza di tale sistema di trascrizione della musica in base al primo spartito conosciuto della storia della musica scoperto di recente (2018) nella Biblioteca universitaria di Pavia. Si tratta di una pergamena, un antifonario del 1100. La scoperta del prezioso documento e’ emersa durante il restauro del volume di Giovanni De Deis “In Ecclesia Mediolanensi (Milano Melchiorre Malatesta 1628) nel quale era conservata una pergamena riferita alla scoperta. Si trattava di un documento medievale di difficile lettura ma che sicuramente era uno spartito.

La storia della musica tramandabile non oralmente a quel punto ha avuto un ulteriore passo nel XIII secolo con i Carillon delle campane civiche che potevano suonare automaticamente, infine arrivarono i primi sistemi di riproduzione portatile ovvero i lamellofoni , piu comunemente chiamati Carillon (fine del 700). Dopo un altro salto (sempre piu’ breve rispetto ai primi), arrivo’ il Fonoautogramma del 1860 di Édouard-Léon Scott de Martinville considerato la prima registrazione di voce umana a noi nota. Il primo apparecchio a poter registrare suoni automaticamente (ma non a riprodurli) fu il fonautografo, sviluppato nel 1857 dall’inventore parigino Édouard-Léon Scott de Martinville. Infine arrivo’ la prima registrazione multitraccia, su nastro magnetico, Il processo è stato concepito e sviluppato dal chitarrista Les Paul negli anni ’40 con l’assistenza finanziaria e ispirazionale di Bing Crosby e della Ampex Corporation, risultando nella prima macchina a 8 tracce che usava nastro magnetico di 1 pollice. 

Dalla registrazione Multitraccia alla registrazione digitale il passo e’ stato breve, infatti:

  • nel 1957,Max Mathews di Bell sviluppa un processo di digitalizzazione dei suoni attraverso il Computer
  • Nel 1967, viene inventato il primo registratore digitale di nastri magnetici. Un apparecchio stereo a 12-bit 30 kHz che utilizzava un compander (simile al dbx ) per estendere la gamma dinamica.
  • Negli anni settanta Thomas Stockham realizza la prima registrazione audio digitale utilizzando un normale computer e sviluppando un registratore audio digitale, il primo del genere offerto in commercio (commercializzato dalla Stockham’s Sound Stream company).

Alla fine di questa escalation di tecnologia si e’ arrivati alla prima trasmissione in streaming di massa grazie alle tecnologie messe a disposizione da Facebook nel 2016 e la possibilita’ nel 2017 di far trasmettere da chiunque in live streaming. 

Come accennavamo quindi all’inizio dell’articolo, di pari passo a queste tecnologie si sono evoluti gli studi di registrazione con passi e direzioni diverse a seconda delle ‘visioni’ dei gestori degli stessi studi. Ma mentre nel primo periodo di queste metamorfosi tecnologiche, i gestori degli studi di registrazione potevano dormire sonni tranquilli nella pigrizia dovuta alla lentezza del progresso tecnologico ed al fatto che vi era una barriera economica notevole all’accesso degli strumenti necessari alla registrazione sonora, con il passare degli anni questo gap si e’ ridotto notevolmente arrivando ad annullarsi a causa di nuovi modi di ‘fare musica’ con il personal computer e con la mancata necessita’ conseguenziale di andare presso uno Studio di registrazione per registrare una batteria, una chitarra oppure una voce, ad esclusione di casi particolari di musiche jazz, orchestra etc. Ad esempio Billie Eilish (nata nel 2001), dichiara di registrare tutti i suoi pezzi a casa sua dove non e’ allestito un vero studio di registrazione, ma un home studio di tipologia economica. Poi la recente crisi dovuta al distanziamento sociale a causa del Covid ha fatto nascere l’esigenza della produzione di massa di trasmissioni in streaming audio e video che hanno visto come location gli stessi studi di registrazione riadattati, ove possibile, e i fonici di vecchio stampo riciclarsi in questa nuova attivita’ nascente, qualora chiesta per conto terzi. Certamente, come e’ successo in ognuno dei gradini sopra indicati relativamente al miglioramento della offerta tecnologica di supporto alla registrazione sonora, tutti i tecnici e gli studi di registrazione che non hanno avuto la prontezza all’adeguamento sono falliti miseramente. In sostanza si e’ visto chiudere numerosi studi di registrazione che, al sicuro della loro comfort zone dovuta al fatto di detenere le costose ed inarrivabili attrezzature, non si sforzavano di vedere alternative al cambiamento che hanno in seguito causato la vetusta’ del loro sistema. Infatti oggi quello che conta di piu’ in una produzione multimediale non e’ il mezzo ma e’ il cervello dell’operatore. E’ infatti la preparazione ed il talento a determinare la vera differenza nella produzione multimediale, cosa che invece non avveniva in origine, dove il tecnico del suono somigliava di piu’ ad un elettricista che ad un producer moderno di contenuti multimediali. In futuro vedremo una crescente riduzione dei tempi che intercorreranno tra un gradino tecnologico ed un altro e quindi non possiamo ora prevedere cosa aspettera’ i tecnici del suono e gli studi di registrazione, che potremmo iniziare a chiamare tecnici del mondo dello spettacolo e studi di produzione multimediale audio-video, ma una cosa e’ certa, e con questo consiglio concludiamo questa lunga carrellata: CAMBIARE UNA IMPRESA MENTRE UNA CRISI E’ IN ATTO E’ TROPPO TARDI